Lecce, il verdetto della Asl sul canile: «Gravi anomalie sui microchip»

Un ospite del canile Lovely
Si riaccendono i riflettori sul canile Lovely: dopo la recente ordinanza sindacale che vieta l’introduzione di animali nel canile, sprovvisto di autorizzazione sanitaria,...

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Si riaccendono i riflettori sul canile Lovely: dopo la recente ordinanza sindacale che vieta l’introduzione di animali nel canile, sprovvisto di autorizzazione sanitaria, una relazione redatta dall’Asl nel 2014 evidenzia ulteriori anomalie, in questo caso nella gestione dei microchip e sul numero di presenze dichiarate.

Tutto partì dalle rimostranze di alcune associazioni animaliste. Nel novembre del 2014 queste denunciarono le precarie condizioni di salute degli ospiti della struttura, da lì partì un tam tam mediatico che portò la questione sul tavolo della politica: visitarono il canile Andrea Guido, assessore all’Ambiente e al Randagismo, e la Commissione Controllo e Ambiente del Comune di Lecce. L’esito del sopralluogo fu rassicurante: secondo l’assessore e il presidente della Commissione, Antonio Rotundo, non furono riscontrati problemi. Tre giorni dopo arrivò l’ispezione del Servizio Veterinario dell’Asl che, invece, portò alla luce una serie di incongruenze sul numero di presenze canine dichiarate. Inoltre i conti non tornarono sul numero di microchip che ogni cane deve possedere sotto pelle. Precisamente nel canile i veterinari constatarono la presenza di 164 cani: di questi 140 identificati con microchip, dei quali 132 appartenenti al canile Lovely e 8 non appartenenti alla struttura in questione. Il totale dei cani sprovvisti di microchip fu 24. Non solo. Una indagine più approfondita portò alla luce incongruenze in sede di Anagrafe Canina, ovvero il registro regionale che tiene il conto delle presenze dei randagi presenti nei vari canili della Puglia. Al riguardo, sulla relazione si legge testualmente: «Si comunica inoltre che nell’Anagrafe Canina Regionale risultavano in carico al canile Lovely n. 237 cani, pertanto si evidenziano, rispetto a quest’ultimo elenco, incongruenze per n. 105 soggetti». Una relazione che si aggiunge alla recente ordinanza sindacale, scaturita sempre da una ispezione Asl in cui si evidenziarono problematiche strutturali e sanitarie.


Sulla questione prende posizione Carlo Salvemini, consigliere comunale di Lecce Città Pubblica: «La relazione del 2014 del Servizio Veterinario dell’Asl parla chiaro e porta alla luce una realtà da approfondire. Al riguardo chiederò la convocazione della Commissione Controllo, in modo che si faccia chiarezza, una volta per tutte, sulla gestione di quel canile, per il quale il Comune paga una quota per ogni cane dichiarato - afferma Salvemini - La relazione è del 2014, noi ne prendiamo possesso solo adesso, e quindi c’è da capire cosa è stato fatto in questo lasso di tempo. Il Comune sapeva di questa situazione? Ha preso provvedimenti? Approfondimenti saranno necessari anche per capire se ci sono stati eventuali danni erariali». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia