Lecce città d'arte... e di vandalismo

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LECCE - Non c'è orgoglio identitario o amore per il territorio che tenga. Periodicamente il barocco leccese diventa infatti scenario dei peggiori atti vandalici. Non si tratta solo dei muri delle stradine secondarie, dove si allenano street artist e ragazzini armati di bombolette, ma anche delle facciate delle chiese barocche, restaurate a fatica e parte del patrimonio culturale della città, che vi basa anche buona parte della sua attrattiva turistica.


Da ieri infatti la chiesta di Sant'Irene su corso Vittorio Emanuele, il luogo di culto dedicato alla prima patrona della città, una facciata simbolo del centro storico e parte del complesso dei Teatini è stata sfregiata da scritte dal sapore politico.
E lo stesso è accaduto all'ingresso dell'ex monastero che ospita eventi e mercati legati al turismo. Al di là dei contenuti, un messaggio che poteva essere dato certamente in altro modo.

Ma gli atti di vandalismo hanno interessato anche via D'aragona, via Rubichi e via Libertini dove si sono registrati danni ingenti, sia per il pubblico, sia per i privati. Si è trattato di un vero e proprio raid vandalico che ha colpito indistintamente tavolini e sedie dei locali della movida e cestini porta rifiuti e getta carte comunali sulla direttiva pedonale che da Porta San Biagio conduce a palazzo Carafa e da Porta Rudiae a Corso Vittorio Emanuele II.

Una scia di devastazione che ha lasciato divelti e aperti in due quasi tutti i dispositivi per la raccolta dei rifiuti in Via D’Aragona, in Via Rubichi e in Via Libertini danneggiando anche tantissime strutture utilizzate dai gestori dei locali per la somministrazione esterna.

Al vaglio della municipale tutti i filmati delle telecamere di sicurezza che si trovano sul tragitto che ha interessato il raid vandalico alla ricerca dei responsabili. 
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Quotidiano Di Puglia