Un pozzo esterno alla ex discarica di Burgesi si trova sotto la lente d’ingrandimento di Arpa Puglia e dell’assessorato all’Ambiente regionale per lo sforamento...
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Proprio per questo l’attenzione è d’obbligo, perché bisogna accertare lo stato di questo pozzo per evitare l’immissione di sostanze nocive nella catena alimentare. Dopo l’esito delle prime analisi che hanno fatto scattare l’allerta per i valori alti di pcb, Arpa Lecce ha fatto un nuovo sopralluogo, lo scorso 16 giugno e, nella riunione che si tenuta a Bari alla presenza dell’assessore regionale Santorsola, l’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente ha riproposto l’indagine geotermica per rilevare la presenza degli ormai famosi 600 fusti contenenti rifiuti pericolosi, così come reso noto dall’imprenditore Rosafio condannato per reati ambientali.
Indagini e valutazioni che viaggiano su binari paralleli, perché il pcb presente nel pozzo numero 4 (esterno alla discarica dismessa di Burgesi) secondo Arpa non è collegabile con l’ex area di stoccaggio di rifiuti che, al momento delle indagini, non ha fatto emergere in nessuno dei cinque pozzi spia interni valori di sostanze inquinanti al di sopra della soglia minima di contaminazione. Posizione di attenzione, quella di Arpa, con rigorosa aderenza ai fatti cioè agli esiti dei campionamenti.
Lo spiega il direttore di Arpa Lecce, Roberto Bucci: «Arpa Puglia ha eseguito le analisi richieste dall’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia a seguito del tavolo tecnico di coordinamento istituito dallo stesso assessorato per l’area di Burgesi. Le valutazioni di Arpa Puglia ricalcano perfettamente quelle dell’assessorato all’Ambiente della Regione con cui c’è piena sintonia e collaborazione».
Questa la premessa del direttore Bucci, che ripercorre questi mesi di indagini: «Sono stati campionati undici pozzi: cinque sono pozzi spia interni alla discarica, sei sono esterni in un’area di osservazione necessaria a comprendere eventuali problematiche ambientali. I cinque pozzi interni sono risultati con valori di pcb al di sotto della concentrazione soglia di contaminazione. All’esterno cinque pozzi hanno evidenziato valori sotto la soglia di contaminazione, uno - di falda superficiale, a profondità di circa 17 metri - con scarsissima presenza di acqua, tale da consentire esclusivamente il prelievo, ha evidenziato valori di pcb superiori alla soglia di contaminazione. Va sottolineato che a distanza di duecento metri circa, un altro pozzo di falda superficiale, ma con maggior presenza di acqua, ha evidenziato valori al di sotto della soglia di contaminazione».
Questo l’elemento che dà una certa tranquillità ad Arpa che sta vagliando tutte le piste per spiegare la presenza di questa sostanza cancerogena. Tra le ipotesi, anche l’eventualità che possa essere un residuo di precedenti bonifiche. «Al tavolo di coordinamento del 19 giugno – puntualizza ancora Bucci – Arpa Puglia ha consegnato una documentazione completa riepilogativa di tutti i risultati dei campionamenti effettuati, oltre alla geolocalizzazione dei pozzi monitorati. In data 16 giugno personale dell’Arpa, con la polizia locale di Ugento, ha effettuato un sopralluogo sul pozzo che ha evidenziato i superamenti per verificare lo stato di produttività della falda. Abbiamo constatato la presenza di quantità minime di acqua per cui il campionamento non è stato eseguito». E ora si aspetta il prossimo campionamento. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia