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Arriva l’ora “x” del sacrificio. Da quest’anno scattano gli aumenti dell’addizionale comunale Irpef per i redditi medio alti. È una delle novità contenute nell’accordo che l’amministrazione Salvemini ha sottoscritto con il Governo per poter uscire dalle difficoltà finanziarie. Incrementi che toccheranno le tasche di circa 17mila leccesi. Il 30% dei contribuenti. L’appello dell’Ordine dei Commercialisti: «Difficile definire ricco chi è colpito dai rincari. Necessaria una riforma per rivedere gli indicatori reddituali».
Il Patto per Lecce
Il terreno della nuova leva fiscale è quello del “Patto per Lecce”, sottoscritto a dicembre tra il sindaco Carlo Salvemini e il delegato del presidente del Consiglio, sottosegretario Alfredo Mantovano. Un accordo Stato e Comune che consente all’Ente di avviare un percorso di riequilibrio strutturale per il recupero del disavanzo, di potenziare l’attività di accertamento e riscossione dei tributi, migliorare la gestione e valorizzazione del patrimonio, attuare i finanziamenti relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e incrementare la qualità, la quantità e la diffusione su tutto il territorio comunale dei servizi erogati alla cittadinanza. E con il nuovo anno arrivano le prime novità. Il patto, infatti, consente ai Comuni con in conti in rosso di aumentare l’aliquota dell’addizionale comunale all’Irpef.
Aumenti da 50 a mille euro: ecco chi pagherà
A Lecce l’incremento è del 4 per mille limitatamente ai redditi superiori ai 28mila euro.
I commercialisti
Ma non tutti condividono fino in fondo il provvedimento fiscale voluto dal Comune. «La scelta fatta dall’amministrazione comunale rientra tra le possibilità fornite dall’attuale quadro normativo nazionale e risulta tecnicamente corretta - spiega il presidente dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Lecce Fabio Corvino -. Occorre però riflettere su chi esattamente verrà interessato dal provvedimento: parliamo per il 75% di contribuenti leccesi con un reddito imponibile, e non disponibile, tra i 28 ed i 50 mila euro, ovvero 12.021 contribuenti. Persone che, in un momento storico come quello attuale, risulta difficile definire “ricchi”».
A tutela dei cittadini, quindi, per Corvino, bisognerebbe intervenire con una modifica strutturale dall’alto. E in questo il Governo targato Meloni ha già annunciato una riforma fiscale. Entro febbraio, infatti, dovrebbe essere presentato un disegno di legge delega al quale sta già lavorando il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. «Occorre fare una riflessione sulla necessità di disporre di indicatori reddituali diversi da quelli attuali, che sappiano tener conto dell’effettivo reddito familiare e delle persone a carico gravanti sulla stessa – sottolinea il presidente Corvino -. Da qui la necessità di dare seguito immediatamente ad una riforma fiscale già nell’agenda dell’attuale governo». Sulla base dell’accordo Palazzo Carafa dovrà presentare la riformulazione del Piano di riequilibrio approvato a gennaio 2019. Per il periodo di due anni dalla sottoscrizione al Comune non potrà essere imposta la dichiarazione di dissesto, a condizione che vengano rispettato l’impegno di deliberare le misure concordate entro i termini previsti, misura che “salva” l’ente anche dagli esiti del ricorso attualmente pendente presso le Sezioni Riunite della Corte dei conti relativo alla mancata approvazione, giunta nel dicembre 2021, del precedente Piano di riequilibrio da parte della Sezione Puglia della Corte dei Conti.
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Quotidiano Di Puglia