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Espansione imprenditoriale della criminalità organizzata e un appello agli imprenditori a ribellarsi a una “infiltrazione subdola”. Lo ha lanciato il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Lecce Antonio Maruccia nel suo discorso per l’apertura dell’anno giudiziario.
«I risultati delle indagini confermano la persistente operatività sui nostri territori di gruppi criminali organizzati che costituiscono la naturale evoluzione della Sacra Corona Unita. Si segnala il ritorno degli omicidi: ben 4 nell’ultimo periodo. Il fenomeno è adeguatamente contrastato dalla polizia giudiziaria e dalle procure della Repubblica. In tre casi su quattro gli autori degli omicidi sono stati identificati. E anche quest’anno, sono centinaia gli appartenenti ai gruppi criminali colpiti dalle ordinanze di custodia cautelare promosse dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce».
Mafia e campagna elettorale
«Le Procure della Repubblica continuano a segnalare interventi dei gruppi mafiosi nelle campagne elettorali locali, al fine di influenzare le successive scelte delle pubbliche amministrazioni.
Presidente Corte d'Appello
Prima di Maruccia l’intervento de presidente della Corte d’Appello di Lecce Roberto Maria Carrelli Palombi di Montrone, al suo primo intervento. Montrone si è concentrato sulle riforme delle giustizia e sui dati e i risultati raggiunti dagli uffici giudicanti, lanciando un monito sulla situazione carceraria sul sovraffollamento e sui “troppi suicidi”.
«La presenza media giornaliera» nelle carceri del distretto di competenza della Corte d'Appello di Lecce (Brindisi, Lecce e Taranto) «è stata sempre superiore sia a quella regolamentare che a quella tollerabile, i casi di suicidio sono aumentati, come sono aumentati i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo». E' questo uno dei passaggi della relazione del presidente della Corte d'appello di Lecce, Roberto Maria Carrelli Palombi di Montrone. In riferimento al carcere di Lecce «mi sono segnalati gravissimi problemi di sanità penitenziaria - ha aggiunto - nel senso che non si riesce ad assicurare all'interno della struttura alcuni anche normali interventi terapeutici dovendo, con tutto ciò che ne consegue, ricorrere alle cure delle strutture pubbliche esterne».
Il presidente ha evidenziato «che il suicidio di un detenuto, cioè di una persona privata del bene supremo della libertà personale in forza di una decisione provvisoria o definitiva dell'Autorità Giudiziaria, oltre al danno in termini della perdita di una vita umana, costituisce un palese fallimento della potestà punitiva dello Stato che, per precetto costituzionale, riveste una funzione di emenda". "Si tratta di numeri, dietro i quali - ha proseguito - ci sono uomini e donne affidati, allo Stato, che hanno deciso di togliersi la vita e rispetto ai quali, anche alla luce del dato emergente dal panorama nazionale, sono necessari adeguati interventi di prevenzione".
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Quotidiano Di Puglia