Laboratori analisi: il Tar Puglia sospende la delibera con cui la Regione ha determinato i tetti di spesa annuali alla nuova organizzazione per reti. E nelle motivazioni vengono...
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Questa la premessa del Tar Puglia che poi nel merito precisa: «Conseguentemente, i laboratori di analisi non hanno potuto riorganizzarsi in modo tale da rendere operativo il nuovo sistema a partire dal 2018, con plausibili ricadute negative sull'offerta sanitaria in relazione a ciascun territorio di riferimento e conseguenti inefficienze organizzative; tale situazione determina il rischio di un danno grave ed irreparabile sia per gli operatori privati accreditati che non hanno potuto adeguare la propria organizzazione imprenditoriale alle nuove regole sia per gli utenti, i quali per quanto evidenziato potrebbero verosimilmente scontare gli effetti dell'assenza di una seria e complessiva rimodulazione dell'offerta sanitaria sul territorio». Gol a porta vuota, insomma, quello segnato da Alberto Pepe, il legale che ha messo in piedi la prima rete di laboratori analisi della Puglia e che ha difeso le ragioni di alcuni importanti laboratori analisi pugliesi in dissenso con la Regione per aver applicato criteri che ancora non trovano riscontro nella realtà. Tutto ruota attorno alla nuova organizzazione, deliberata più di un anno fa, resa necessaria dall'esigenza di raggiungere le soglie di produttività stabilite nell'Accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2011 e che impatta su 241 laboratori analisi accreditati nella regione. Di questi 123 erogano un massimo di 50mila prestazioni l'anno, 110 oscillano tra 10mila e 50mila, 8 si trovano tra 100mila e meno di 200mila. Nessun laboratorio eroga prestazioni tra 200mila e 300mila o al di sopra di quest'ultima soglia. Da qui la strada obbligata dell'accorpamento. Al capofila della rete spetta rappresentare tutte le strutture aggregate nel confronto con la Asl di riferimento, per quanto attiene alle questioni contrattuali, mentre la responsabilità clinica rimarrà circoscritta al laboratorio che effettua la prestazione. Ma la Regione ha voluto, contestualmente, scongiurare il rischio di acquisizioni dei laboratori da parte di gruppi finanziari e della creazioni di gruppi dominante. Per questo ha limitato la possibilità di fare rete all'interno dei confini delle singole province. Dal rispetto della soglia delle 100mila prestazioni annue sono esentati i laboratori analisi delle case di cura private accreditate perché effettuano un servizio rivolto anche ai degenti, quindi l'adesione a una rete rimane una libera scelta della struttura sanitaria.
L'obiettivo della Regione, quindi, è quello di migliorare la qualità del servizio offerto e al tempo stesso ridurre il numero di interlocutori che si interfacciano con assessorato, uffici regionali e Asl. Il qui pro quo nasce quando la Regione decide, a gennaio scorso, di riorganizzare i tetti di spesa sulla base della nuova organizzazione. Una parte del fondo, pari al 35 per cento, è attribuita in parti uguali agli operatori del settore, a prescindere se sono confluite o meno in una aggregazione; la seconda, pari al 65 per cento, è attribuita a seconda della tipologia di organizzazione che si sono dati i laboratori: peccato che tutto questo ancora non c'è perché la Regione non ha ancora emanato il Regolamento e quindi le bocce sono rimaste ferme. E il Tar Puglia ha sospeso tutto. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia