«Non è emersa nè la realizzazione di condotte poste in essere in violazione di legge o regolamento.Nè l’intenzionalità dolosa da parte...
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Lo stralcio dell’inchiesta ha riguardato invece coloro che contribuirono alla nascita ed alla gestione del centro: l’ex direttore generale della Asl, Valdo Mellone, 67 anni, originario di Taranto; l’ex direttore sanitario Ottavio Narracci, 57 anni, di Fasano (in provincia di Brindisi); l’ex direttore amministrativo Antonio Vigna, 66 anni, di Matino; l’ex commissario straordinario della Asl, Paola Ciannamea, 65 anni, di Lecce; il direttore amministrativo Vito Gigante, 57 anni, di Giuggianello; il direttore sanitario Francesco Sanapo, 67 anni, di Specchia; e Grazia Pino, 41 anni, di Novoli, infermiera dell’Imid e persona di fiducia di Minelli.
Tutti, ad eccezione della Pino, rispondevano di abuso di ufficio, cioè di aver forzato i regolamenti per favorire Minelli. Nel merito il magistrato titolare dell’inchiesta ha spiegato perché l’Imid funzionò secondo le regole. Concludendo in questi termini: «Le prestazioni sanitarie del centro venivano erogate, nell’ottica del perseguimento dell’interesse pubblico alla cura della salute degli utenti in servizio». E sui ricoveri: “Alla luce delle risultanze investigative risulta, infatti, che il centro in questione ha effettivamente erogato molteplici prestazioni sanitarie anche nei confronti di soggetti residenti fuori regione i quali, evidentemente, presentando patologie anche di difficile risoluzione e tali da richiedere assistenza sanitaria specialistica e qualificata, si sottoponevano anche agli oneri correlati alla sottoposizione di cure in strutture lontane dai luoghi di residenza, assumendosene i relativi costi. E non è in alcun modo sostenibile la falsità dei ricoveri eseguiti, trattandosi peraltro di atto medico di natura altamente discrezionale.
La Pino, sott’inchiesta per la sola ipotesi di peculato. Che è poi, il peculato, l’unica ipotesi di reato, insieme alla truffa, degna di approfondimenti, secondo il pubblico ministero Rotondano. Occorre capire, ha spiegato il magistrato, se è vero che gli onorari furono maggiorate. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia