Gli imputati diffidano i legali: revoca dell'incarico se parlate di Scu

Gli imputati diffidano i legali: revoca dell'incarico se parlate di Scu
Minacce di revoche degli incarichi arrivate agli avvocati da dietro le sbarre delle celle di sicurezza dell’aula bunker. È successo nei giorni scorsi durante una...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Minacce di revoche degli incarichi arrivate agli avvocati da dietro le sbarre delle celle di sicurezza dell’aula bunker. È successo nei giorni scorsi durante una delle udienza del processo con rito abbreviato scelto da 79 imputati dell’operazione “Eclissi”, condotta sulla nuova mafia che fino a due anni fa avrebbe fatto avvertire la propria ennesima rinascita con le sparatorie e gli attentati in città e con le estorsioni ai gestori dei chioschi-bar. Prima dell’inizio dell’udienza, alcuni detenuti hanno espresso disappunto verso la classe forense salentina, facendo esplicitamente riferimento ai contenuti dell’articolo apparso domenica 17 aprile sul “Nuovo Quotidiano di Puglia” in cui un delegato dell’Oua (Organismo unitario dell’Avvocatura), il civilista Sergio Limongelli, è intervenuto nel dibattito sul rischio che la Corte d’Appello di Lecce, Brindisi e Taranto venga soppressa e accorpata a quella di Bari.

 
Non è piaciuta, soprattutto agli imputati che rispondono di associazione mafiosa, una considerazione in particolare: che sopprimere la Corte d’Appello avrebbe anche la conseguenza di cancellare con un colpo di spugna la “Direzione distrettuale antimafia” (Dda): “Non si può scardinare un impianto giurisdizionale che ha fatto un’efficace lotta, e continua a farla, alla criminalità organizzata”, il pensiero del delegato dell’Oua.

A prendere la parola per farsi carico del pensiero corale degli imputati è stato Giuseppe Contaldo, 55 anni, di Lecce: l’uomo è sotto processo anche con l’accusa di aver fatto parte del gruppo facente capo al boss Maurizio Briganti impegnato a far confluire nelle casse del clan gli introiti derivanti dalle affissioni dei manifesti alle elezioni comunali del 2012. Contaldo, peraltro, sembra avere particolarmente a cuore la questione della presenza concreta o meno nel Salento della mafia: nell’udienza di febbraio fece dichiarazioni spontanee per sostenere che la Sacra corona unita non esista più da ormai oltre 20 anni e che oggi si dovrebbe parlare solo di una compagine tra persone che, in alcuni casi, nemmeno si conoscono. E che ricorrerebbe ai prestiti per pagare gli onorari degli avvocati. Infine, aggiunse, continuare a ritenere il contrario, e cioè che a Lecce e nel Salento ci sia una criminalità organizzata sul modello mafioso, rappresenta di fatto un discorso strumentale.


Da quella stessa aula bunker l’altro giorno è arrivata la minaccia di revocare il mandato a tutti gli avvocati di questo processo. La protesta è avvenuta poco prima dell’inizio dell’udienza ed è stata dettata dal convincimento (degli accusati) che i difensori di questo processo non potrebbero sostenere l’esistenza della Scu nemmeno in astratto, neppure nel corso del dibattito sulla difesa del distretto di Corte d’Appello, mobilitazione che coinvolge a tutti i livelli magistratura, politica e mondo forense. E questo perché - è il pensiero degli imputati - non avrebbe senso parlare di baluardo se la Scu non esiste. Al netto delle decine di processi con condanne definitive degli ultimi 20 e passa anni. E.Mar.
  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia