Il paziente: «Contagiato durante la visita». Cardiologo indagato

Il paziente: «Contagiato durante la visita». Cardiologo indagato
È stato iscritto sul registro degli indagati per verificare se risponda o meno dell'ipotesi di reato di diffusione colposa di epidemia il cardiologo 65enne di...

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È stato iscritto sul registro degli indagati per verificare se risponda o meno dell'ipotesi di reato di diffusione colposa di epidemia il cardiologo 65enne di Carpignano Salentino che il 22 luglio è stato ricoverato nel reparto Infettivi dell'ospedale Santa Caterina Novella di Galatina poiché ha manifestato evidenti sintomi di contagio da coronavirus.


Il caso è finito in Procura dopo che un suo paziente ha presentato un esposto con l'avvocato Rita Ciccarese: 76 anni, di Uggiano la Chiesa, sostiene di avere contratto il covid nel corso della visita a cui si sottopose il 16 luglio nel suo studio di Serrano.
C'è dunque un'inchiesta. E ha lo scopo di accertare se il contagio sia stato causato dal cardiologo.
Punto di partenza sono le indicazioni fornite da quel paziente: durante la visita durata una quarantina di minuti- ha riferito nell'esposto - il medico, lui stesso e sua figlia indossavano mascherine Ffp2. Tuttavia notò che il suo cardiologo non avesse adottato altre cautele come indossare i guanti in lattice usa e getta. E non avrebbe nemmeno, almeno non in sua presenza, igienizzato le mani prima di dare inizio alla visita.
Per di più il professionista avrebbe manifestato sintomi di un raffreddore acuto e lui stesso avrebbe confessato di non godere di buona salute in quel periodo. E, ad ogni modo, il contattò fisico ci fu, soprattutto quando si trattò di controllare la carotide.
Rientrarono a casa preoccupati padre e figlia: per essendo all'epoca il Salento a contagi zero, si chiesero semmai se il raffreddore del cardiologo fosse la manifestazione del coronavirus.
Il 22 luglio il dubbio restò e fu sciolto dalla telefonata della Asl che comunicò la positività del medico dopo i controlli a cui era stato sottoposto per individuare la natura della febbre intanto sopraggiunta.
Il paziente e la figlia furono messi in quarantena sanitaria ed intanto tutti i loro parenti si sottoposero a test seriologici e a tamponi, sopportando - peraltro - una spesa di poco meno di 900 euro. Il 27 luglio fu la volta di padre e figlia. Con risultati diversi: positivo lui, negativa lei.
Di conseguenza anche la moglie venne sottoposta a sorveglianza domiciliari ed ai test risultati poi anche questi negativi.
Cosa ha indotto quest'uomo a chiedere l'intervento dell'autorità giudiziaria in un contesto, quello salentino, di centinaia di contagi di difficile tracciabilità?
Il fatto che chi potrebbe avergli trasmesso il Covid non sia una persona qualsiasi. Ma un medico. Un professionista dotato di tutto il bagaglio di conoscenze tecnico-scientifico di cosa bisogna fare e di cosa non bisogna fare in presenza di sintomi di una patologia infettiva.

Il professionista è difeso dall'avvocato Luigi Corvaglia.
E.M.
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Quotidiano Di Puglia