«Il condono dentro un progetto di territorio»: la strada indicata dall'assessore

«Il condono dentro un progetto di territorio»: la strada indicata dall'assessore
Ci sarà chi potrà sanare comunque gli abusi edilizi commessi e chi non potrà farlo. E, a quel punto, bisognerà ripensare il destino degli edifici...

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Ci sarà chi potrà sanare comunque gli abusi edilizi commessi e chi non potrà farlo. E, a quel punto, bisognerà ripensare il destino degli edifici abusivi che si volevano condonare. Come? E a quale uso destinarli? E come è possibile che una pratica di condono resti pendente per 20 o 30 anni?

A queste e altre domande sarà chiamato a rispondere l'assessorato all'Urbanistica del Comune, che sta facendo il censimento di tutte le richieste di sanatoria inoltrate in occasione dei condoni edilizi promossi a partire dagli anni Ottanta e valutando poi ogni singolo abuso denunciato, per capire se sia condonabile oppure no.
«Il tema dell'abusivismo edilizio dice l'assessore Rita Miglietta - lì dove si è manifestato in maniera massiccia, ricoprendo porzioni vaste di litorale, deve essere affrontato in maniera complessa, tenendo insieme diversi strumenti di pianificazione urbanistica. Da una parte spiega - c'è un lavoro di mappatura che avevamo iniziato a fare nei 18 mesi di governo precedente, lavoro che deve continuare perché non è terminato e deve essere condiviso con la Soprintendenza».
Insieme alla soprintendente Maria Piccarreta, confermata al timone dell'istituzione per i prossimi tre anni, Miglietta conta infatti di perimetrare «i contesti costieri all'interno dei quali si possono avviare progetti di recupero edilizio a favore del condono». Si tratta, cioè, di capire dove le domande potranno essere accolte e dove, in virtù delle attuali norme, più stringenti dal punto di vista della tutela della costa e del paesaggio, dovranno essere rigettate.
«Aree edificate che sono a rischio idrogeomorfologico chiarisce, per esempio, Miglietta dovranno essere radicalmente ripensate nelle volumetrie, con progetti di recupero paesaggistico, per essere destinate a usi balneari o a servizio della balneabilità. Perché questi contesti edificati abusivamente hanno sottratto spiaggia e spazio alla concedibilità degli arenili», limitando fortemente la porzione di litorale da poter dare in concessione e, dunque, le opportunità imprenditoriali e di fruizione pubblica della costa.
«Il Pug deve ridefinire l'assetto urbanistico e paesaggistico di questi contesti costieri entro una visione integrata che comprende anche diverse possibilità d'uso delle aree, così che non siano soltanto residenziali. In questo senso dice ancora Miglietta - deve trovare una sua efficacia il Piano coste che lavora sul demanio, e quindi sugli arenili, ma non può prescindere da ciò che gli gravita attorno. C'è un mix di progetti da costruire, abbiamo iniziato a farlo partendo dalla strategia di sviluppo sostenibile di Lecce è il suo mare».

« Durante il dibattito pubblico sul Piano delle coste, dibattito al quale sono invitate anche professionalità del Politecnico di Milano - conclude l'assessore -, presenteremo alla città i progetti di recupero edilizio e urbanistico di questi contesti edificati abusivamente».
P. Anc.
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Quotidiano Di Puglia