«Giustizia e affari privati», Errede e gli altri in silenzio davanti al gip

Gli imputati hanno scelto di non parlare nell'interrogatorio di garanzia

«Giustizia e affari privati», Errede e gli altri in silenzio davanti al gip
Due parole, per annunciare il silenzio. Per spiegare al giudice per le indagini preliminari che ha disposto i domiciliari che è ancora presto per rispondere alle domande....

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Due parole, per annunciare il silenzio. Per spiegare al giudice per le indagini preliminari che ha disposto i domiciliari che è ancora presto per rispondere alle domande. Ingente la mole degli atti, pochi giorni trascorsi dall’esecuzione delle misure. Il magistrato Pietro Errede ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere al fianco degli avvocati Michele e Donatello Cimadomo. Stessa scelta per tutti gli altri: Alberto Russi, il compagno e avvocato assistito da Roberto Rella; Massimo Bellantone, commercialista e consulente del Tribunale, difeso da Amilcare Tana, Emanuele Liaci, di Gallipoli, anche lui consulente del Tribunale e commercialista, assistito da Luigi Suez e Marcello Paglialunga, che ha ottenuto l’autorizzazione a recarsi nel suo studio per un’ora a settimana e a lavorare da casa, difeso da Alberto Gatto e Luigi Maria Vetere. 

Interrogatori di garanzia


Sono coloro che nell’inchiesta che ha provocato un terremoto al palazzo di giustizia di Lecce, sono finiti agli arresti domiciliari. Gli interrogatori di garanzia si sono tenuti ieri dinanzi al gip Salvatore Pignata, a Potenza. Non sono stati previsti in forma telematica e neppure per rogatoria, considerata la particolarità del caso che coinvolge toghe in servizio a Lecce. Oltre a Errede anche il giudice Alessandro Silvestrini per cui l’arresto era stato richiesto ma vi è stato un rigetto da parte del gip. 
I legali decideranno ora se ricorrere al Tribunale del Riesame, per chiedere l’attenuazione delle misure. Mentre ha annunciato appello lunedì scorso la Procura di Potenza, che intende impugnare i “no” del gip Pignata rispetto ad alcuni capi di imputazione e singole posizioni. 

I reati contestati 


Nell’inchiesta sono contestate ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, tentata estorsione, tentata concussione e turbativa d’asta. Si parte da un presunto episodio di concussione. Pietro Errede, Alberto Russi, avrebbero imposto la nomina di un coadiutore agli amministratori giudiziari di Fersalento. Pietro Errede, poi, avrebbe nominato come consulente Giuseppe Evangelista, in cambio di notizie riservate su un’asta giudiziaria per un immobile di via Parini, per motivi strettamente personali. C’è poi il rapporto con l’altro consulente, Marcello Paglialunga, che in cambio di consulenze avrebbe provveduto a far pervenire al giudice Errede un iPad, come regalo di Natale, poi cambiato con un iPhone 13, e la nota collana tennis di brillanti da 12mila euro, comprata a 7mila euro attraverso una società di cui il magistrato gestiva una procedura giudiziaria.

 

 

Da Emanuele Liaci, altro consulente, avrebbe ricevuto il pagamento di una crociera in Grecia, in barca a vela, il pagamento dell’assicurazione dell’auto, per 290 euro, la promessa di un altro viaggio sempre in barca e un banchetto in un lido di Leuca, questi ultimi due eventi saltati per via delle perquisizioni di giugno. C’è poi il ruolo di un altro professionista, molto stimato in ambito giudiziario, Massimo Bellantone. Anche qui, avrebbe garantito a Errede il reperimento di un Rolex Daytona, pagato 20mila euro, in cambio di incarichi. Sempre Bellantone, metodo simile nella forma ma differente nel merito, stando all’accusa, si sarebbe adoperato per sponsorizzare politicamente al Csm un altro magistrato, Alessandro Silvestrini, interessato alla carica di presidente del Tribunale. Infine il capitolo “subappalti” di consulenze. Per i pm Errede avrebbe “pilotato” insieme a Russi il conferimento degli incarichi ad amministratori giudiziari e curatori fallimentari. 

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Quotidiano Di Puglia