MELENDUGNO - Un dossier con foto e filmati dei danneggiamenti al cantiere Tap registrati negli ultimi giorni finisce in Procura. L'azienda ha infatti consegnato ai magistrati...
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Il tutto potrebbe convergere con la documentazione della polizia sui blocchi stradali nei giorni dell'espianto degli ulivi, poi bloccato dal Tar Lazio, quando furono invece i manifestanti a fermare i camion dell'azienda.
L'accordo col prefetto: porteaperte per salvaguardare i 31 ulivi
Di ieri intanto l'accordo tra il movimento No Tap e la Prefettura per permettere la messa in sicurezza degli alberi espiantati e mantenerli in vita: è questa la necessità primaria emersa dal vertice convocato ieri pomeriggio a Lecce, negli uffici della Prefettura. Alla presenza del prefetto, Claudio Palomba, del questore, del comandante delle forze dell’ordine, del personale dell’ufficio fitosanitario regionale e del sindaco di Melendugno, Marco Potì, si è discusso della salute dei trentuno alberi di ulivo, espiantati nel corso delle operazioni condotte nei giorni scorsi e rimasti all’interno del cantiere Tap di San Basilio. Una lotta contro il tempo, quella chiarita dagli esperti agronomi, per mettere in salvo la vita degli esemplari con una tecnica, già sperimentata con gli ulivi, conservati nella sede dell’istituto di vigilanza Alma Roma, a Melendugno: gli alberi andranno sollevati, ricoperti con reti antinsetto e sistemati dentro grandi cesti che preservino le radici.
Le operazioni di cura degli ulivi potrebbero iniziare già nelle prossime ore. Il primo cittadino di Melendugno spiega che chiederà collaborazione al comitato No Tap e ai manifestanti presenti al presidio, per facilitare l’accesso al cantiere e la messa in sicurezza dei trentuno esemplari in questione: «Il segnale che vogliamo dare anche con il coinvolgimento di chi protesta – dichiara – è che facciamo tutto questo per amore della nostra terra e della bellezza che ci appartiene».
Intanto cresce l’allarme per il rischio infiltrazioni di gruppi violenti, provenienti da altre regioni, che starebbero tentando di confondersi con la protesta pacifica. Dopo quanto annunciato dallo stesso Potì nelle scorse ore e l’invito lanciato dagli altri primi cittadini ad isolare comportamenti violenti, il comitato No Tap si è dissociato formalmente dagli atti vandalici, verificatisi nella zona del cantiere mercoledì notte con l’abbattimento, in particolare, di un muretto a secco millenario: «La distruzione del muro di cinta - spiega uno dei portavoce Gianluca Maggiore - della masseria di San Basilio ci addolora e rappresenta la perdita di una parte del simbolo di questa battaglia. Chi è responsabile di quell’atto non combatte contro la Tap – prosegue Maggiore -, non combatte per il rispetto della nostra storia, della nostra terra, delle nostre genti».
«Chi ha distrutto quel muro – ha aggiunto Maggiore – è come Tap, che sta causando e vorrebbe continuare a causare danni irreparabili al territorio e all’ambiente. Sino al 19 aprile saremo liberi dalla paura degli espianti ma continueremo pacificamente ad ostacolare quest’opera, con ragioni tecniche, politiche e di cuore». Proprio per questo, lo stesso portavoce ha comunicato l’intenzione del comitato anti gasdotto di farsi carico della ricostruzione dell’opera danneggiata al più presto.
Alle parole dure contro gli atti di vandalismo hanno fatto seguito le azioni concrete. E, infatti, dalle prime ore della mattinata di ieri, è stato effettuato un sopralluogo nell’area dove sorge il muretto a secco divelto, per valutare tempi e modi per ripristinare il tutto. Verranno cercate e individuate maestranze qualificate che abbiano le necessarie competenze per la ristrutturazione dell’opera.
Anche la viabilità della zona è stata in gran parte riportata alla normalità con la rimozione delle diverse barriere erette nelle strade interpoderali.
Quotidiano Di Puglia