Le slot nelle mani della Scu: la Finanza sequestra beni per 12 milioni di euro

Dalle prime luci dell’alba di ieri oltre 50 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lecce, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia,...

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Dalle prime luci dell’alba di ieri oltre 50 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lecce, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, sono impegnati in una vasta operazione antimafia (denominata “Hydra”) nelle province di Lecce, Taranto e Bari, in esecuzione di un decreto di sequestro, ai sensi del Codice Antimafia, richiesto dai magistrati della Dda salentina ed emesso dalla Seconda Sezione del Tribunale di Lecce, a carico di 3 persone, ritenute socialmente pericolose in quanto contigue ai clan della Sacra Corona Unita.


Le indagini, condotte dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce, hanno dimostrato la riconducibilità a 3 fratelli di Racale, in provincia di Sequestrata una nuova società che avrebbe gestito il giro milionario delle scommesse e dei videogiochi. La Procura distrettuale antimafia e la Guardia di finanza hanno messo i sigilli alla Oxo Game di Alliste sul presupposto che i fratelli Pasquale, Pietro e Saverio De Lorenzis sono accusati di averla creata a settembre del 2014 dopo lo stop arrivato dalla interdittiva antimafia alla M.Slot. L'operazione di ieri mattina degli uomini del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria ha inoltre confiscato un patrimonio del valore di circa cinque milioni di euro di proprietà dei fratelli De Lorenzis, come indicato nell'ordinanza dell'8 ottobre dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce: una trentina di immobili, quote societari e conti correnti. E' stata inoltre applicata la sorveglianza speciale a Pietro e a Salvatore De Lorenzis. Valore cinque milioni di euro. Sette milioni di euro il valore della Oxo con le sue 1.500 slot machine in funzione nelle sale giochi del Centro e del Sud Italia.

Lo stesso collegio giudicante (presidente Fabrizio Malagnino, relatore Bianca Maria Todaro, a latere Marcello Rizzo), quello della seconda sezione penale, ha accolto la richiesta di sequestro della Procura antimafia, condividendo l'assunto che sia vera l'esistenza di una commistione fra le due società: la Oxo Game sarebbe stata costituita dai fratelli De Lorenzis grazie alla disponibilità ricevuta da ex dipendenti dalla M.Slot.

Prestanomi, insomma, gli ex dipendenti - questa la tesi esposta dai giudici nel decreto di sequestro - che le indagini economico finanziarie indicano come non in grado di affrontare investimenti della portata come quelli richiesti dal settore delle scommesse e del gaming: «Sulla scorta delle emergenze offerte dagli inquirenti si è avuto modo in questa sede di appurare che la Oxo Games sembbra essere un'azienda nata da una costola della M.Slot - in quanto, dietro lo schermo contrattuale di una cessione con contrattazione parcellizzata dei singoli aspetti commerciali, si è sostanzialmente operata una cessione di un ramo di azienda della M.Slot a prezzo fortemente svalutato - ma con essa sostanzialmente fungibile. Condividendone una peculiare promiscuità di risorse e materiali, nonché un medesimo vertice gestionale».

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Una serie di operazioni individuate dall'inchiesta hanno convinto i giudici che ci fossero i presupposti per condividere la tesi che la gestione della Oxo fosse comunque nelle mani dei De Lorenzis. Cinque i passaggi anomali indicati: primo, la presenza dei soli ex dipendenti di Pasquale e Saverio De Lorenzis sin dalla costituzione della società e fino all'ultimo passaggio delle quote.

Secondo, due operazioni commerciali: l'acquisto di due rami d'azienda di una attività di sala pubblica per giochi per l'importo di un milione di euro una e di 500mila euro l'altra. Terzo, la vendita della M.Slot alla Oxo Games di 285 videogame e di 12 macchine cambia monete, al costo di 141mila e 600 euro da restituire in 48 rate mensili. Una operazione antieconomica - la valutazione degli inquirenti - alla luce del monopolio del mercato del gaming di cui godeva la M.Slot nel 2015, all'epoca di quella vendita. E che non tenne conto del valore acquisito delle postazioni occupate nei locali dalle slot machine. Quarta anomalia, gli interessi comuni fra le due società rilevati sia in un furto commesso in una sala giochi di Modena che per un guasto tecnico di una slot in una sala di Brindisi.
Infine i redditi del socio di maggioranza: 9.358 euro annui.

Se ne discuterà nel processo al via il 24 gennaio dell'anno prossimo. Intanto amministratore della Oxo è stato nominato il commercialista Sandro Cavaliere. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia