Mette in vendita la casa e incassa 25mila euro di caparra, ma l'affare sfuma: condannato il proprietario

Il centro di Diso
Preliminare firmato, caparra di 25mila euro consegnata al venditore, un 41enne di Noicattaro, che se ne sarebbe poi indebitamente appropriato. L’affare è infatti...

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Preliminare firmato, caparra di 25mila euro consegnata al venditore, un 41enne di Noicattaro, che se ne sarebbe poi indebitamente appropriato. L’affare è infatti sfumato, ma anche il denaro è andato perduto. È così che l’acquirente ha dovuto adire le vie legali in sede civile e penale, per dimostrare che il contratto di compravendita dell’appartamento a Diso non si era concluso nei termini stabiliti. 

Condanna a due anni per il proprietario dell'abitazione


Il proprietario dell’abitazione, ritenuta un affare interessante, è stato condannato a due anni di reclusione e 800 euro di multa al termine del processo penale. Il giudice civile gli aveva già imposto la restituzione dei 25mila euro che non erano però tornati nelle tasche dell’acquirente “tradito”. 

L'accusa di appropriazione indebita


Al centro della disputa, come si diceva, un fabbricato che si trova a Marittima di Diso, all’interno di un villaggio. L’accusa per l’intestatario che lo aveva messo in vendita, era quella di appropriazione indebita. In particolare l’acquirente si era dovuto rivolgere prima al Tribunale di Lecce nel febbraio 2019, assistito dagli avvocati Ivan Zeppola e Francesca Sicuro, segnalando che il 24 agosto dell’anno precedente aveva stipulato un contratto preliminare, dopo che si era rivolto a una agenzia immobiliare. Il ricorrente chiedeva al giudice civile la risoluzione dello stesso contratto e quindi la restituzione della caparra, oltre a un risarcimento del danno. 


La sentenza effettivamente riconosceva il suo diritto a riavere i soldi. Ma nulla di tutto ciò era effettivamente accaduto, tanto da costringere la persona interessata all’immobile a depositare una denuncia querela in procura. Il processo penale (per ragioni di competenza territoriale, dovuta al luogo della stipula) si è svolto dinanzi al Tribunale di Bari in composizione monocratica. 


Durante il dibattimento sono state prodotte le copie delle diffide inoltrate, dei versamenti fatti, la visura dell’immobile. Il giudice ha ritenuto del tutto attendibile la ricostruzione dei fatti effettuata dalla parte civile che ha anche ottenuto il diritto a un risarcimento del danno che dovrà essere quantificato al termine di un altro giudizio civile. Con una provvisionale di 25mila euro, pari all’importo della cauzione sparita nel nulla.  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia