A distanza di alcuni anni dalle denunce presentate, le forze dell’ordine hanno apposto i sigilli a un’area di ben 16mila metri quadrati, in prossimità della...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I carabinieri della stazione di Sannicola, al comando del maresciallo Luca Russo, insieme ai colleghi del nucleo operativo ecologico di Lecce, nei giorni scorsi hanno effettuato dei sopralluoghi e degli scavi per verificare la presenza dei rifiuti. Le indagini sono partite dopo le numerose denunce presentate dall’imprenditore edile Luciano Angelè di Matino. In quella zona l’uomo avrebbe voluto costruire un maxi villaggio turistico, ma il suo progetto fu bloccato proprio perché sul terreno vi erano cumuli e cumuli di rifiuti. Nel 2014 presentò la prima denuncia presso la polizia provinciale, allegando ben 65 fotografie. A quel primo esposto, ne seguirono altri.
Il pubblico ministero Emilio Arnesano, a due anni di distanza chiese l’archiviazione, ma l’imprenditore matinese si oppose presentando, attraverso il suo legale Pietro Nuccio, una nuova documentazione fotografica, che attestava, senza ombra di dubbio, lo scempio in cui versavano quei terreni. Nell’area sequestrata i militari hanno effettivamente riscontrato la presenza di rifiuti di ogni tipo, molti dei quali pericolosi: distese di eternit, contenitori in plastica di tutti i tipi e di varie grandezze, batterie esauste, vetri, vecchi elettrodomestici, spazzatura di vario genere, bidoni di prodotti chimici, vernici, mobili vecchi, materassi ed elettrodomestici. Tutto materiale accantonato fin dagli anni Novanta.
I militari, oltre ad aver apposto i sigilli, hanno anche denunciato i due fratelli proprietari del terreno: M.M. e C.M. di 76 e 61 anni, che ora rispondono di realizzazione di discarica e gestione abusiva di rifiuti, nonché di esecuzione di lavori su beni paesaggistici senza le prescritte autorizzazioni, in violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio.
Oltre alla battaglia per la costruzione del suo complesso turistico, Angelè, in questi anni ha portato avanti quella per rivendicare la salubrità della zona e denunciare la presenza di rifiuti – a suo dire - “tombati” fino a 10 metri di profondità. Probabilmente ora ne inizierà un’altra, per la bonifica dei terreni.
Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia