Strada chiusa da un cancello, il Comune ai residenti: «Mi dovete 800mila euro»

Strada chiusa da un cancello, il Comune ai residenti: «Mi dovete 800mila euro»
Il cancello anti-bivacco, installato all’ingresso della strada per limitare ingressi notturni molesti, costa caro ai residenti: 138mila euro per Tosap non pagata del 2017....

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Il cancello anti-bivacco, installato all’ingresso della strada per limitare ingressi notturni molesti, costa caro ai residenti: 138mila euro per Tosap non pagata del 2017. «Una vera follia. Se proiettato al 2022 l’importo sarà di 800mila euro. Chiediamo un passo indietro al Comune o arriveremo davanti al giudice».


Sono sul piede di guerra gli abitanti di corte Angelo Miali. Per oltre un decennio la stradina di fronte a piazzetta Carducci, nei pressi del Convitto Palmieri, è stata “protetta” da un piccolo cancello di ferro. E adesso, a distanza di anni, il Comune chiede gli “arretrati” su tasse non pagate. La Dogre, la società che gestisce servizi di accertamento e riscossione di vari tributi comunali, ha inviato ai residenti un avviso di accertamento da 138mila euro per la Tosap, ovvero l’occupazione del suolo pubblico, relativa all’annualità 2017. Un conto “salato” e inaspettato per alcuni cittadini che hanno scritto al sindaco Carlo Salvemini per informarlo di una vicenda che «tradisce l’idea di città che vorremmo avere – si legge nella lettera a firma di 9 residenti della corte - a causa di un cancello, da sempre apposto all’ingresso della nostra corte. Sì, “da sempre” come tante cose nel centro storico. Cancello apposto da decenni non si sa da chi, sempre aperto, mai oggetto di evidenze alcune. La Dogre ha ritenuto opportuno sanzionare tutti i proprietari che affacciano sulla corte con l’invio di un avviso di accertamento della tassa per l’occupazione di suolo pubblico di 138.118 euro per il solo anno 2017». E presto potrebbero arrivare altri avvisi: «Se la matematica non ci inganna il totale supererà le 800mila euro se proiettiamo al 2022».

La lettera dei cittadini

Nella lettera i cittadini fanno riferimento a un sopralluogo effettuato dai tecnici incaricati eseguito «in data 1° dicembre 2022 senza alcun preavviso e senza alcun contraddittorio, che ha rilevato la presenza di una struttura (aperta e mai chiusa) che nessuno è in grado di dire quanto vecchia sia ma che giustifica la presunzione di abuso anche retroattivo». Una «follia» per i residenti - che da qualche settimana hanno provveduto a far rimuovere il cancello - secondo cui l’accertamento sarebbe stato eseguito «in nome di un regolamento che non disciplina in alcun modo tale presunzione e in nome del quale si è presunto il massimo, 5 anni, accuratamente allo scadere dell’ultimo anno imponibile, così da guadagnare anche il sesto».
Ma non solo. Per gli abitanti di corte Miali oltre al danno economico ci sarebbe anche una beffa perché, a loro dire, la strada sarebbe abbandonata dall’amministrazione: «Da sempre è luogo di bivacco e sporcizia, gabinetto a cielo aperto che obbliga i proprietari di immobili che li si affacciano a tenerla pulita per sopravvivenza. Cittadini, regolari contribuenti, senza precedenti, innamorati della propria città e del centro storico dagli anni ‘90 e anche prima – si legge nella missiva -. Cittadini che gli anni 90 li hanno vissuti quando il centro storico era oscuro teatro del malaffare, della droga e della delinquenza, che hanno investito per renderlo migliore, che vorrebbero continuare a investire per renderlo migliore». 
Negli anni il cancello «di proprietà di nessuno, posto lì da non si sa chi e in quale epoca» non avrebbe tutelato il decoro della corte in quanto «sempre aperto tanto da non aver mai inibito e non inibire a oggi l’accesso allo spazio pubblico della corte frequentato da avventori vari e usato come privé per uso di droghe, momenti di intimità, bagno pubblico o deposito di rifiuti urbani».


Al momento il settore Tributi studia le carte e nei prossimi giorni farà le opportune verifiche tramite la concessionaria del servizio di riscossione. I residenti, rappresentati dai legali Daniele Montinaro e Alberto Pepe, chiedono un passo indietro da parte del Comune e della Dogre con l’annullamento dell’avviso di accertamento. In caso contrario «procederemo giudizialmente a difendere i diritti nei termini previsti dalla legge – concludono i residenti nella lettera - ma ci auguriamo che questa follia possa essere ritirata senza la necessità di ricorrere alle vie legali».
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Quotidiano Di Puglia