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L’esame del Dna conferma. Il corpo in avanzatissimo stato di decomposizione, trovato in casa accanto a un ventilatore acceso appartiene ad Antonio Caracciolo, 83enne che era morto da diverso tempo, quando è stato ritrovato dai carabinieri.
Il figlio, Luigi Roberto Caracciolo, è indagato per occultamento di cadavere. Al pm Luigi Mastroniani che lo aveva interrogato subito dopo il rinvenimento della salma aveva dichiarato di essere convinto che il padre fosse vivo e si trovasse in Svizzera. Versione che sin da subito non aveva convinto gli inquirenti, che avevano comunque deciso di procedere con il conferimento di incarico per la comparazione dei profili genetici.
Il corpo era lì da almeno un anno
Secondo quanto emerso il corpo si trovava nell’appartamento da almeno un anno. Fu rimosso a marzo, una volta avviate le indagini da parte dei carabinieri. Da una prima analisi non sembrerebbe vi fossero segni di violenza.
La vicenda trae spunto innanzi tutto da una serie di voci di paese, che circolavano insistentemente e che erano giunte al comando di polizia municipale. Le ricerche sono state avviate quando c’è stato un distacco di calcinacci dal prospetto dell’immobile in cui si trova l’appartamento dell’83enne. Irreperibile, il padrone di casa, è stato contattato il figlio Luigi Roberto. L’uomo aveva riferito di non sapere nulla di dove fosse il padre e che probabilmente egli sarebbe rientrato a Corigliano dopo qualche giorno, aveva ipotizzato fosse andato in Svizzera, dove vivono alcuni parenti, e dove aveva vissuto e lavorato per alcuni anni. Aveva poi scritto al sindaco, lamentandosi per le attenzioni dei vigili nei suoi confronti. Il pm ha delegato indagini presso l’ufficio postale di Corigliano, anche con l’acquisizione dei filmati di videosorveglianza. Ha poi firmato il decreto di perquisizione. Nell’abitazione è stato rinvenuto il corpo, avvolto in una coperta. Accanto a un ventilatore. È apparso chiaro ai militari dell’Arma e al medico legale che era lì da diverso tempo.
Quanto alla pensione di 600 euro italiane e 130 euro svizzere, le telecamere di sorveglianza dell’ufficio postale avrebbero documentato alcuni prelievi anche recenti. Sono state sequestrate alcune carte postamat. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia