Salento, la “soffiata” in carcere col certificato medico al detenuto: condannato infermiere

I fatti sono avvenuti nel mese di novembre del 2019 nel carcere di Borgo San Nicola

Salento, la “soffiata” in carcere col certificato medico al detenuto: condannato infermiere
Avrebbe passato sottobanco, ad un detenuto che aveva già tentato di evadere, un certificato medico contenente indicazioni su data e ora di un trasferimento in ospedale. Per...

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Avrebbe passato sottobanco, ad un detenuto che aveva già tentato di evadere, un certificato medico contenente indicazioni su data e ora di un trasferimento in ospedale. Per un ex infermiere del carcere di Lecce arriva una condanna a otto mesi di reclusione per rivelazione di segreti d'ufficio.

I fatti sono avvenuti nel mese di novembre del 2019 nel carcere di Borgo San Nicola. Secondo l'accusa, l'infermiere, un 65enne di Carmiano all'epoca in servizio presso l'Unità operativa di medicina penitenziaria, avrebbe consegnato al detenuto - un 49enne di Gallipoli ritenuto esponente di spicco della criminalità organizzata e già accusato di tentativi di evasione - la copia di una certificazione medica contenuta nel suo diario clinico, all'interno della quale erano presenti indicazioni sensibili sulla data e sull'ora di un trasferimento dello stesso detenuto presso il “Vito Fazzi” di Lecce. Nel documento c'erano anche i nominativi del personale medico incaricato, che quindi era stato potenzialmente esposto ad un rischio notevole, al pari del personale di scorta del detenuto.

Scoperto dagli agenti

Ad accorgersi di quello che era accaduto erano stati alcuni agenti della polizia penitenziaria, che avevano notato la madre del detenuto uscire dal carcere, al termine di un colloquio, con il certificato. Dalla visione delle registrazioni del circuito di videosorveglianza era emerso che il documento le era stato consegnato dal figlio pochi minuti prima.

Oltre all'accusa di rivelazione di segreti d'ufficio a carico dell'infermiere, il pubblico ministero Roberta Licci aveva formulato, a carico sia dell'operatore sanitario, sia del detenuto, l'accusa di abuso d'ufficio, perché il certificato sarebbe stato fornito in assenza delle autorizzazioni previste dalla legge e senza aver sostenuto le spese per i diritti amministrativi previsti per il rilascio di copie della documentazione sanitaria.

La vicenda, giunta a processo, si è chiusa con la condanna dell'infermiere a otto mesi (con sospensione e non menzione della pena) per rivelazione del segreto d'ufficio. I due imputati, invece, sono stati assolti dall'accusa di abuso d'ufficio perché il fatto non costituisce reato. La sentenza di primo grado porta la firma del giudice Cinzia Vergine. Il detenuto è stato difeso dall'avvocato Umberto Leo, l'infermiere dall'avvocato Donato Amato.

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Quotidiano Di Puglia