Prima intasca 64mila euro dall’assicurazione per l’incidente in cui era rimasto ferito; poi denuncia per tentato omicidio il cognato, che in quell’incidente lo...
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La vicenda si inquadra in un contesto di forte conflittualità tra i due ormai ex cognati. Numerose furono le occasioni di scontro, anche violento, tra Giannone e Leone. Episodi emersi anche nel corso del processo. E il culmine si ebbe il 21 luglio del 2007, quando Leone era in sella alla sua moto Suzuki, mentre Giannone era al volante di una Mitsubishi. Entrambi percorrevano la provinciale Strudà-Pisignano quando Giannone, improvvisamente, investì Leone. Il quale riportò ferite di non poco conto: due fratture, alla gamba sinistra e al polso sinistro, e una lussazione al ginocchio destro. L’intervento della polizia municipale permise, almeno apparentemente, di ricostruire la scena: Giannone, per evitare una macchina in sosta, aveva occupato la corsia opposta, travolgendo Leone, che era in moto. L’iter burocratico relativo al risarcimento dell’assicurazione, scaturito da queste dichiarazioni (e da quella di un testimone convinto a sostenere questa versione), consentì a Leone di intascare 64mila euro, quale liquidazione per i danni patiti.
Tre anni più tardi, però, il 54enne cambiò versione. E raccontò ai carabinieri che il cognato aveva cercato di investirlo deliberatamente per via di vecchi rancori. Tentato omicidio volontario, questo il capo di imputazione per Giannone. Fino a ieri, quando i giudici (presidente Pasquale Sansonetti, a latere Marco Rizzo e Annalisa de Benedictis) hanno ritenuto opportuno derubricare il reato in lesioni personali. La sentenza è giunta nel pomeriggio. Per le motivazioni bisognerà attendere novanta gior Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia