Codice rosso, la Procura: «Priorità come per i reati di mafia»

Codice rosso, la Procura: «Priorità come per i reati di mafia»
I reati di violenza domestica e di genere vengono ora considerati altrettanto gravi come i reati di criminalità organizzata. Stessa priorità. E dunque, stessa...

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I reati di violenza domestica e di genere vengono ora considerati altrettanto gravi come i reati di criminalità organizzata. Stessa priorità. E dunque, stessa comunicazione immediata all'autorità giudiziaria. Il richiamo alle procedure seguite per i fatti di mafia e dintorni si trova nel protocollo della Procura di Lecce trasmesso ieri alle forze dell'ordine. Linee guida per interpretare lo spirito del codice rosso, vale a dire il pacchetto di norme diventate legge il 9 agosto scorso e pensate per fornire maggiore tutela alle donne, ai minori e più in generale e tutte le vittime di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, stalking, atti sessuali e corruzione di minorenni, violenza sessuale di gruppo, nonché diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

Il richiamo alla rapidità, come anche ad una particolare attenzione nel valutare i casi per evitare di creare inutili e dispendiosi allarmismi e per concentrarsi sulle vicende effettivamente gravi, fa da filo conduttore al protocollo a firma del procuratore Leonardo Leone de Castris e dell'aggiunto Elsa Valeria Mignone. La tutela della vittima, inoltre, ha anche l'obiettivo di scongiurare la così detta vittimizzazione secondaria, ossia i tentativi di rendere colpevole la vittima di quante l'è accaduto.
Ed allora, come interpretare l'indicazione di informare subito il pubblico ministero anche oralmente? Le linee guide non sono altro che indicazioni di organizzazione del lavoro perché hanno l'obiettivo di canalizzare una denuncia o un'inchiesta individuando un unico magistrato responsabile e dettando i tempi caso per caso. La comunicazione orale in presenza di una denuncia o di un intervento sul posto? Immediata sì, ma senza dimenticare di analizzare ogni singola vicenda. Perché anche nel Salento c'è stata una frequenta interpretazione distorta del reato di atti persecutori, ossia dello stalking.
Viene inoltre ribadita la necessità di sentire la vittima almeno entro tre giorni dalla presentazione della denuncia, nonché di provvedere a portare rapidamente a termine le prime indagini ascoltando vicini, parenti e testimoni, allegando certificati medici e tutto ciò che può tornare utile a formare la prova.
Viene infine richiamata la direttiva di gennaio dell'anno scorso che indica come termine massimo dieci giorni per trasmettere l'informativa alla Procura. Insomma, questo protocollo dice in sostanza alle forze dell'ordine di dedicarsi ancora con maggiore attenzione ai casi di violenza domestica e di genere.

I frutti di questo cambio di rotta dovrebbero vedersi pesto. Anche nelle prossime settimane o nei prossimi giorni. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia