A 15 anni dal sequestro è stato restituito il patrimonio di oltre 700mila euro all'uomo finito nei guai perché indicato quale cassiere delle bische della Scu...
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Irrevocabile sì, ma intanto l'avvocato difensore Pantaleo Cannoletta ha chiesto ai giudici della seconda sezione penale dell'Ufficio misure di prevenzione (presidente Pietro Baffa, a latere Marcello Rizzo e Bianca Todaro) di fissare una udienza per valutare la revoca di quella confisca: poiché da quelle stesse accuse, intanto, Dell'Anna era stato assolto nel processo di merito che lo ha visto rispondere di associazione mafiosa, riciclaggio del patrimonio della Scu e di altro.
Quel processo penale ha detto - come aveva osservato la Corte di Cassazione - che alle dichiarazioni di Filippo Cerfeda fossero mancati i riscontri. «Quella dichiarazione è rimasta nel corso degli anni l'unico dato a carico dell'interessato, ma è bastato al Tribunale per ritenerlo soggetto pericoloso e ad applicargli la misura di prevenzione personale e patrimoniale», la valutazione dei giudici nel recente provvedimento.
«Si è dimostrata, infatti, la provenienza del denaro depositato sul conto e nessun motivo di sospetto è sorto a conclusione della vastissima indagine bancaria disposta dal Tribunale e curata dalla Guardia di finanza su tutti gli assegni negoziati o comunque transitati sul conto».
Valutando l'istanza della difesa ed il merito del processo che ha assolto Dell'Anna, l'ordinanza dell'Ufficio misure di prevenzione ha sottolineato quanto sia stato vano il tentativo di dimostrare che effettivamente Filippo Cerfeda avesse citato in una sola occasione Giovanni Dell'Anna nella sua ricostruzione con dovizia di dettagli a volte eccessiva, la struttura dell'associazione di tipo mafioso Scu per Lecce e provincia. Ed ancora, è stato messo in rilievo che fosse stata totalmente ignorata la circostanza che il collaboratore di giustizia non avesse mai menzionato sua moglie, sebbene la stessa fosse stata indicata nel ruolo di gestore del patrimonio criminale nell'ordinanza di custodia cautelare dell'operazione Pit (la prima contro il clan Cerfeda).
La difesa ha ricordato che i processi avessero chiaramente smentito l'indicazione dell'ex boss della Scu. E che nessuno degli altri criminali di quel gruppo, diventati poi collaboratori di giustizia, avessero fatto cenno a Dell'Anna: dal surbino Fabio Franco, a Simone Cerfeda (fratello di Filippo), a Pierpaolo De Siena. Pit, il soprannome di quest'ultimo, mutuato poi dal blitz, che di nomi di persone facenti parti del clan o solo vicine, ne aveva fatti centinaia.
La revoca della confisca è diventata definitiva poiché non è stata impugnata dalla Direzione distrettuale antimafia. Un caso isolato, quello della restituzione dei beni in un procedimento di sequestro riguardante persone sospettate di essere vicine ai clan mafiosi: è stata data priorità al ricorso presentato dalla difesa sull'esito del processo che ha assolto dalle accuse di mafia e di riciclaggio la stessa persona a cui era stato confiscato il patrimonio perché ritenuta contigua all'associazione.
Resta da chiarire se intanto quei beni siano stati affidati ad enti pubblici. Le auto, ad esempio, quasi sempre finiscono nel parco delle forze dell'ordine.
E.M.
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Quotidiano Di Puglia