Case: boom di acquisti a Lecce, ma la provincia vince sulla città

Case: boom di acquisti a Lecce, ma la provincia vince sulla città
Centri storici che non hanno ancora barattato il proprio fascino con l'etichetta dell'attrattiva turistica, scorci poco o per nulla conosciuti di cui poter rivendicare...

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Centri storici che non hanno ancora barattato il proprio fascino con l'etichetta dell'attrattiva turistica, scorci poco o per nulla conosciuti di cui poter rivendicare orgogliosamente la scoperta, e ancora il potere magnetico del mare, davanti al quale non c'è bellezza architettonica che tenga. O, più semplicemente, i costi contenuti che rendono il sogno di una casa una prospettiva praticabile.

Così, il mercato immobiliare della provincia salentina resta vitale nonostante la crisi, e anzi tende a crescere, “soffiando” potenziali acquirenti al capoluogo barocco. Lo conferma il rapporto dell’Osservatorio economico di Confartigianato imprese Lecce, che riporta i dati delle transazioni avvenute nel Salento nel corso del 2015.

L'immagine che emerge è quella di un territorio “in salute” nonostante le contrazioni che hanno interessato tutta Italia negli ultimi anni, e in cui è la provincia a fare da traino.
Nel 2015 nel Salento sono state acquistate complessivamente 5.148 unità abitative, 119 in più rispetto al 2014 (quando ad essere vendute erano state 5.029 unità) con una crescita del 2,4 %. Ma il trend positivo viene, tutto, dalla costellazione dei paesi. A Lecce, infatti, il bilancio delle compravendite è in calo: 926 nel 2015, contro le 959 transazioni dell'anno precedente, dunque 33 vendite in meno, con una contrazione del 3,5 %.
Certo, la differenza di costi tra un'abitazione del capoluogo barocco – senza parlare del centro storico, ormai off limits ai più - e una casa di provincia, corrispettiva in termini di metratura, gioca un ruolo fondamentale nell'“appeal” dei paesi. Ma, al di là dell'aspetto economico, vi sono anche altre regioni per cui, a volte, tra città e provincia non c'è partita: «L’area urbana, purtroppo, continua a perdere appeal perché non viene riqualificata, tantomeno valorizzata – dichiara Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio economico -
va sottolineato, ad onor del vero, che oltre ad avere prezzi più accessibili, in periferia e nei paesi è possibile scegliere tipologie abitative ormai introvabili in città, come case indipendenti, villette a schiera, case bifamiliari, mini-condomini. Quanto basta per ridare ossigeno ad un comparto, quello immobiliare, in forte difficoltà».
E difatti, sono soprattutto le abitazioni di media estensione ad attrarre i compratori: degli immobili venduti, 1.477, ovvero il 28,7 %, hanno, in media, dai 5,5 ai 7 vani catastali, corrispondenti a una superficie di 90-120 metri quadri. Le transazioni che hanno interessato i monolocali sono state 627, il 12,2 %, 964 le piccole abitazioni (18,7 %), 868 le case medio-piccole (16,9 %), 657 gli immobili di grandi dimensioni, con più di 120 metri quadri (12,8 %), e 555 unità di cui negli atti non era riportata l'estensione.
E la tendenza a privilegiare gli spazi non troppo angusti né quelli troppo grandi si evidenzia anche “zoomando” sulle transazioni in città: 50 monolocali, 161 piccole abitazioni, 165 alloggi medio-piccoli, 312 medi, 186 ville di grandi dimensioni e 52 unità non classificabili.
Tra i prezzi complessivamente contenuti della provincia salentina – ad esclusione, naturalmente, di masserie e ville sul mare, che viaggiano su un binario a parte – e la speciale attrattività a livello internazionale di cui il Salento gode in questo periodo, il territorio si salva così dalla crisi generalizzata delle compravendite che accompagna quella finanziaria degli ultimi anni.
Tre, spiega Stasi, sono stati i fattori principali che hanno frenato il ritmo delle compravendite: la stretta del credito, che avrebbe dovuto fornire la liquidità necessaria per gli investimenti immobiliari, e in particolare per l'accensione dei mutui per la prima casa; il peso crescente della burocrazia, che ha rallentato gli acquisti a causa della catena infinita di documenti da produrre; infine la pressione fiscale e tributaria, e in particolare, sostiene il direttore dell'Osservatorio economico, l'introduzione dell'Imu.

Ma dall'ultimo anno vi sono segnali che fanno ben sperare. Come la frenata del calo dei prezzi - la quale aveva interessato in modo particolarmente marcato il Salento - la stabilizzazione degli sconti in fase di trattativa e la ripresa del credito.


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Quotidiano Di Puglia