Casa vacanze adibita a luogo di prostituzione, nuovo processo per giudice ed ex poliziotta

La condanna a un anno era stata annullata nel 2020

Casa vacanze adibita a luogo di prostituzione, nuovo processo per giudice ed ex poliziotta
Ci sarà un nuovo processo nei riguardi del magistrato cassazionista, Giuseppe Caracciolo, leccese di 61 anni, e la sua compagna Pasqua Biondi, 54 anni, di...

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Ci sarà un nuovo processo nei riguardi del magistrato cassazionista, Giuseppe Caracciolo, leccese di 61 anni, e la sua compagna Pasqua Biondi, 54 anni, di Brindisi accusati di aver gestito un giro di prostotuzione in una casa vacanze nel cuore di Lecce.

Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gup Marcello Rizzo dopo che la Corte d’Appello nel 2020 aveva dichiarato la nullità della sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Cazzella aveva condannato i due imputati a un anno di reclusione per favoreggiamento della prostituzione. Mentre resta in piedi il procedimento disciplinare nei confronti del giudice di Cassazione sospeso dalle sue funzioni dal Csm.

Le segnazioni e le riprese delle attività nel B&B

L'accusa, partita nel 2016, era di aver adibito una casa vacanze e bed and breakfast nel cuore del Barocco a casa di appuntamenti. Un'attività che non era sfuggita ai vicini e che i poliziotti confermarono con una serie di videriprese che certificavano il viavai di uomini dall'immobile e il coinvolgimento del padrone di casa nelle attività di gestione dello stabile. La coppia secondo l'accusa avrebbe garantito alle escort la massima discrezione e comfort. Gli incontri, infatti, venivano pubblicizzati su un sito internet. 

Le stesse ragazze confermarono di aver pagato l'affito nelle mani del proprietario senza ricevuta. L'unico documento in loro possesso era una piantina della città di Lecce riportante la zona nella quale si trovava l'immobile, con l'annotazione a penna di tre numeri telefonici, che si rivelavano essere rispettivamente intestati al proprietario, alla sua convivente e alla loro collaboratrice domestica.

Secondo gli investigatori, anche il prezzo pagato da ciascuna delle ospiti avrebbe testimoniato della consapevolezza da parte del proprietario dell'attività di prostituzione che veniva svolta: per una sola stanza si pagava 300 o 350 euro. Spesso veniva contemporaneamente affittata a più di una persona, circostanza quest'ultima ritenuta incompatibile con qualsiasi lecita attività di locazione immobiliare.

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Quotidiano Di Puglia