C’è sempre un Sud a sud del Sud, sempre un disagio in più dopo un disagio. Come una catena di Sant’Antonio che non finisce mai. Sui trasporti locali...
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I genitori si arrabbiano, carabinieri e vigili intervengono, presidi e professori protestano, la Sud Est promette di correre ai ripari ma nulla cambia. Tutto resta fermo, come se ci fosse un copione fisso da recitare ogni mattina con gli stessi attori e la stessa sceneggiatura.
Si tratta di stabilire se da queste parti possiamo ancora ritenere di vivere in un Paese civile, dove i servizi pubblici devono funzionare adeguandosi alle esigenze e alle richieste dei cittadini che pagano le tasse. Quando Trenitalia decise di allungare la corsa del Frecciarossa solo fino a Bari, fece realizzare quella sciagurata cartina dell’Italia nella quale il Salento non appariva. Ignorato, tagliato fuori, come se qui non fosse Italia. Sud Est rischia di fare peggio: una sua cartina del Paese in questo momento mostrerebbe un Salento lontano anni luce dal resto del Paese, periferia delle periferie dove persino il diritto allo studio è messo in discussione. Dove un servizio pubblico indispensabile come è la mobilità, pagato in anticipo dalle famiglie (perché gli abbonamenti si pagano in anticipo), viene erogato col contagocce, sottomesso alle bizze di pistoni che non vanno più, pneumatici da cambiare, frizioni che gracchiano e vecchie locomotive da rianimare con la respirazione bocca a bocca.
È in questo caos, in questa inarrestabile corsa (si fa per dire) verso lo sfascio che dovrebbe levarsi forte la protesta di chi più di altri è chiamato a difendere gli interessi degli studenti, uniche vere vittime dei disservizi. Dirigenti scolastici e professori chiudano le scuole, sospendano le lezioni finché anche all’ultimo degli studenti potrà essere garantito il diritto di raggiungere il suo istituto. A bordo di bus e treni sicuri, puliti e soprattutto dotati di posti sufficienti. Perché c’è un altro aspetto della questione che spesso e volentieri viene ignorato: i nostri ragazzi devono viaggiare in sicurezza come viaggiano i loro colleghi di Milano, Firenze, Ascoli e Cagliari. Non come bestie dirette al macello (con tutto il rispetto verso le povere bestie dirette al macello). Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia