Prima la commemorazione della strage di Capaci a Palermo, poi, il giorno dopo, l’abbraccio con i familiari di Antonio Montinaro. Don Luigi Ciotti, fondatore...
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Un impegno ancora più forte quello preso ieri dal Consiglio aperto alla cittadinanza e che ha ospitato tra i banchi anche il presidente della Regione Emiliano e il prefetto Claudio Palomba: l’adesione ad Avviso Pubblico, l’Associazione che attraverso un codice etico impegna gli enti locali a promuovere la cultura della trasparenza e della legalità.
Ad abbracciare don Ciotti l'intera famiglia del capo scorta di Falcone morto a 29 anni insieme a Rocco Dicillo e Vito Schifani: la moglie Tina, le sorelle Matilde e Luigina, il figlio più piccolo Giovanni. A pochi metri, in piazza del Sole, la teca con la Quarto Savona 15, la Fiat Croma guidata da Antonio.
«Questo riconoscimento non viene dato a me- ha detto don Ciotti- ma a una storia fatta di tanti volti, quelli delle vittime innocenti della mafia, che l’associazione Libera rappresenta. Perché è sacrosanto celebrare Falcone, ma è giusto che anche gli altri abbiano un nome. E questo non deve essere solo scritto sulle targhe, ma inciso nella coscienza di ognuno di noi. La mafia, che con la crisi si è arricchita moltissimo, è un problema che riguarda non solo le istituzioni - ha continuato il fondatore di Libera - ma di tutti i cittadini. Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità, perché la prima grande riforma da attuare in questo paese è quella delle coscienze. In Italia il processo di libertà non si è ancora attuato se si parla di Camorra dopo 400 anni o di Cosa Nostra dopo 150. Oggi mafia e corruzione sono facce della stessa medaglia, e speriamo - si augura don Ciotti - che vengano presto attuate le proposte di legge che prevedono la confisca dei patrimoni anche ai corrotti. Sarebbe un grande passo avanti».
E allora, come possono le piccole realtà come un singolo comune fare la loro parte per la legalità? «Stando vicino alle storie delle persone - risponde il prete antimafia - perché lotta al crimine significa lavoro, scuola, casa, sostegno alle famiglie. E poi cultura, che risveglia le coscienze dei giovani, ai quali non basta trovare un posto, bisogna fargli posto».
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Quotidiano Di Puglia