Asettiche costruzioni di cemento armato o barocche strutture di pietra leccese, per sopravvivere al tempo hanno bisogno di manutenzione. C’è quella ordinaria,...
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«Ci sono delle norme precise sulla tutela degli edifici pubblici con più di 50 anni», continua Barletti. «Secondo il codice dei beni culturali e del paesaggio, gli edifici che siano di proprietà pubblica e abbiano funzione pubblica e più di 50 anni, sono legati ad una cosiddetta presunzione di vincolo, fino a verifica del loro interesse da parte del ministero della Cultura. Anche il Tribunale di Lecce di Viale De Pietro, dunque, potrebbe essere soggetto a tutela». Una verifica è obbligatoria, dunque, prima di parlare di demolizioni. «Comunque ci sono costi non solo economici ma di tutela del bene comune e del divenire della storia da considerare. Perché c’è quella norma sugli edifici con più di 50 anni? Perché qualcuno di quelli potrebbe essere un monumento del domani - continua l’architetto leccese -. La storia non fa salti, la città è un libro di pietra, le pagine si susseguono con continuità».
L’invito è a provare a guardare con occhi diversi anche il cemento armato e a non pensare che solo i riccioli barocchi in pietra leccese abbiano bisogno di cure. «In quegli anni si usava molto il cemento a vista, ci sono grandi esempi nel mondo di questo “new brutalism" di matrice anglosassone di cui l’Italia è piena, perché plasticamente il cemento si adattava a fare dei volumi molto articolati, era estremamente pratico. Ma anche facilmente aggredibile dall’acqua, anche perché è armato, si disgrega e oltretutto quando l’umidità penetra nella struttura fa arrugginire il ferro che si gonfia e quindi spacca ciò che ha intorno. Ma non allarmiamoci troppo: il copriferro che si vede consumato nelle foto che avete pubblicato dei muri esterni del tribunale, magari è segno di degrado ma non c’è nulla di pericoloso a cui pensare nell’immediato. Avrebbe solo avuto bisogno di un protettivo ogni cinque anni al massimo. Vedendo come è ridotto credo che in 50 anni non si sia fatto nulla o qualcosa, al massimo, una sola volta». Barletta ha firmato progetti di importanti edifici pubblici in città tra cui due facenti parte del ricco patrimonio dell’Università del Salento, e cioè il primo insediamento del complesso Ecotekne e il più recente Studium 2000, risalente a circa un decennio fa. «Come la gran parte degli edifici pubblici di Lecce e provincia, sono in pessimo stato. A Studium 2000 le facciata in pietra leccese sono sfigurate dal degrado, la fontana non è mai entrata in funzione».
Oggi, un po’ come la revisione obbligatoria dell’auto, anche il piano di manutenzione degli edifici è obbligatorio, fa parte del progetto esecutivo di cui sono solidalmente responsabili il committente e il progettista. Intanto, una provocazione sul palazzo di giustizia. «Venderlo e delocalizzarlo. In quell’area di altissimo pregio si potrebbe pensare per esempio ad un centro commerciale. A quel punto sì, se ne potrebbero costruire anche altri due di tribunali» Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia