Dice di non aver mai ricevuto minacce. E dice che l’incendio della sua Mercedes station wagon non l’ha turbato al punto da dover mettere fine ai festeggiamenti delle...
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Nessun timore che possa trattarsi di uno sfregio attuato in un giorno così particolare. E non è sembrato nemmeno preoccupato al pensiero di qualche collegamento con l’attentato subito il 3 marzo dell’anno scorso. Quello sì, senza ombra di dubbio, un attentato: le telecamere inquadrarono un uomo incappucciato che versava benzina davanti al portone di casa, sempre quella di via Camassa, e dava fuoco.
Che è poi una delle piste seguita dalle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Lecce. Per capire, insomma, se ci sa o meno un nesso con la Mercedes andata in fiamme. L’altra pista vuole verificare se possa essersi consumata una ritorsione di qualche dipendente della Omfesa particolarmente arrabbiato per essere rimasto senza lavoro ed anche per gli strasichi giudiziari che vedono De Leo sotto processo per evasione fiscale e sott’inchiesta per bancarotta fraudolenta.
L’interessato, tuttavia, sembra non dare peso a nessuna di queste ipotesi: “Non ho mai ricevuto minacce”, le prime parole. "Non sono stato minacciato - dice De Leo - e non sono preoccupato. È strano che si sia incendiata soltanto la parte anteriore dell'auto, strano come siano andate le cose". Ma non è pure strano, a questo punto, che l'incendio sia scoppiato proprio durante la festa di nozze? E’ vero sì che l’auto abbia sei anni, ma è pur vero che è una premium car. E’ una Mercedes. "Né i carabinieri né i vigili del fuoco hanno per il momento trovato traccia di qualcosa che possa far pensare a un atto vandalico - continua l'ex assessore - può darsi si tratti di un problema elettrico, di un corto circuito".
Non prende, dunque, nemmeno in considerazione la possibilità di un attentato, Ennio De Leo. Cioè di un’azione criminale mirata alla sua persona. Dice - ma solo in astratto - di un atto vandalico e, più probabilmente, di un corto circuito. E nulla di allarmante ha riferito De Leo agli investigatori.
In realtà vigili del fuoco e carabinieri non hanno trovato tracce per sostenere il dolo: nessun contenitore con tracce di benzina o nessun residuo della tanto usata e famigerata “diavolina”. Potranno dire di più le relazioni che i vigili del fuoco depositeranno fra qualche giorno in Procura, intanto i carabinieri stanno cercando di ricostruire un quadro completo delle vicende che potrebbero aver creato nemici a De Leo.
Fra queste il tramonto doloroso della Omfesa che ha lasciato a casa oltre 100 operai. De Leo è sotto processo per difendersi dall’accusa di non aver versato imposte per complessivi un milione e 112mila euro negli anni 2008 e 2009. L’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta lo vede rispondere, invece, di un ammanco di oltre un milione e mezzo di euro, di cui 919mila euro di premio di produttività percepito dal 2006 al 2010 come direttore generale delle “Officine meccaniche e ferrovie del Salento”. E.M. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia