L'ambasciatore ucciso e il legame con il Salento e la Puglia: aveva origini tarantine

L'ambasciatore ucciso e il legame con il Salento e la Puglia: aveva origini tarantine
Aveva origini tarantine Luca Attanasio, l'ambasciatore italiano assassinato due giorni fa in Congo in un agguato, nel quale sono rimasti uccisi anche il carabiniere Vittorio...

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Aveva origini tarantine Luca Attanasio, l'ambasciatore italiano assassinato due giorni fa in Congo in un agguato, nel quale sono rimasti uccisi anche il carabiniere Vittorio Iacovacci e un autista congolese. I nonni del diplomatico, infatti, sono tarantini e suo padre Salvatore ha studiato nel capoluogo jonico. Si è diplomato all'istituto Righi prima di trasferirsi a Milano. In Lombardia si è laureato in ingegneria e successivamente si è sposato. Luca Attanasio è nato a Limbiate ed è cresciuto a Saronno ma ha mantenuto legami con i familiari tarantini e negli anni è tornato a Taranto diverse volte in vacanza.

Un filo sottile lo ha legato anche al Salento: l'amicizia con il collega gallipolino Andrea Marra. E le vacanze dell'estate 2016 trascorse con la famiglia nella masseria Pizzofalcone di Supersano: con le due figlie e la moglie Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell'associazione umanitaria Mama Sofia, incinta della terza figliola.

Un paio di cene insieme con l'amico Andrea Marra, quell'estate, un legame cementato dal periodo trascorso insieme a Casablanca per conto della Farnesina e dallo stesso approccio semplice, immediato e diretto alla vita di quelle persone che non ostentano il potere intrinseco della funzione ricoperta.

Proprio questo aspetto di Attanasio e della sua famiglia colpì la proprietaria della masseria Pizzofalcone: «Persone straordinarie, di una semplicità disarmante. Che si non trattasse di turisti come tanti altri lo avevano compreso tre giorni prima dell'arrivo, alla metà di luglio 2016, quando una pattuglia della polizia volle fare un sopralluogo nella nostra struttura. Ci dissero che Attanasio fosse un giudice, tornarono un paio di volte in quei dieci giorni in cui furono nostri ospiti. Non facemmo ulteriori domande, loro si mostrarono persone riservate, ma altrettante educate e cordiali. Era evidente che si trattasse di classe dirigente, ma lo era solo nei modi e nella riservatezza. Scelsero la zona più appartata della nostra masseria, ma per il resto si adeguarono ed apprezzarono il nostro standard di accoglienza. Senza mai chiedere una cosa in più, senza piantare polemiche pretestuose come certi vip dello spettacolo che si sono fatti notare proprio per certi capricci. Trascorsero gran parte del tempo in piscina, lui lo ricordo seduto a leggere un libro, sempre in disparte. Dalla moglie traspariva invece una grande umanità, le bimbe, educatissime, si integrarono con le loro coetanee. Gente per bene come pochi altri, che peccato».

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Quotidiano Di Puglia