Lettera dei genitori alla dirigente: Il diritto dei bambini alla normalità e il diritto delle famiglie al lavoro

Lettera dei genitori alla dirigente: Il diritto dei bambini alla normalità e il diritto delle famiglie al lavoro
Alla dirigente del Cesare Battisti di Lecce, Maria Rosaria Rielli. I nostri figli torneranno a scuola, il prossimo 24...

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Alla dirigente del Cesare Battisti di Lecce, Maria Rosaria Rielli.

I nostri figli torneranno a scuola, il prossimo 24 settembre, come tutti gli altri bambini del Mezzogiorno d'Italia. Ma, a differenza degli altri bambini della loro età, dovranno frequentare la scuola nel pomeriggio, fino a sera inoltrata, per la carenza di aule dell'istituto che frequentano, la scuola primaria Cesare Battisti.
Una situazione, la loro, condivisa da altre classi e, con ogni probabilità, da altre scuole in tutto il Paese. Almeno in quello reale.
La scuola, il mondo reale che si è misurato con la pandemia, siamo noi - i lavoratori - e sono i nostri figli, bistrattati e dimenticati, fra circolari, proposte, direttive (tardive, quando non contraddittorie) che hanno accompagnato questi mesi, dall'inizio della pandemia a oggi, sul fronte scolastico. Ed è qui il punto.
Il Covid-19 ha strappato i bambini, tutti, alla loro quotidianità, negando loro semplicemente il diritto di vivere appieno la delicata fase dell'infanzia.
Ora ci viene detto che questi mesi di riapertura delle discoteche, di diligente controllo degli assembramenti nei locali della movida, di studi e confronti sul ritorno fra i banchi in sicurezza, non sono serviti a null'altro che a scaricare ancora una volta sulle spalle delle famiglie e dei più piccoli il peso della pandemia.
Scuola e Comune hanno semplicemente comunicato, e con grave ritardo, quella che dal loro punto di vista è la soluzione più comoda, più rapida e certamente quella meno impegnativa per chi, volente o nolente, ha l'onere e l'onore di rappresentare una istituzione pubblica, nel caso specifico la Scuola e il Comune, e ha dunque anche il dovere di spendere tutte le proprie energie per difendere le categorie più deboli, in questo caso i bambini. E di farlo sia chiamando a raccolta le energie del territorio per capire la reale disponibilità di spazi alternativi dove fare scuola (i tentativi sono stati pochi, tardivi e non esaustivi), sia rappresentando per tempo e nelle sedi opportune - l'Ufficio scolastico provinciale, il ministero - un problema enorme, come quello che ci troviamo ad affrontare.
Non si tratta - sebbene questa sia la nostra assoluta priorità - soltanto della serenità e della qualità dell'istruzione dei nostri figli, considerati alla stregua di universitari navigati.
Si tratta anche di garantire il diritto al lavoro a quanti di noi, la mattina, sono occupati in uffici, caserme, negozi, botteghe, studi professionali e officine dovranno pur trovare una soluzione per tenere i bambini a casa. Quale ripresa si può immaginare, se non si è voluto e saputo investire sui pilastri del futuro, il lavoro e i bambini?
Ci aspettiamo che la nostra voce venga ascoltata, che una soluzione diversa venga individuata, senza farsi scudo dell'eccezionalità del momento e della pandemia. Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità: è ora che qualcuno se le assuma.

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Quotidiano Di Puglia