Il granchio blu o reale ha messo casa nel Salento. E per gestire questa "invasione", che potrebbe creare non pochi problemi al nostro ecosistema, l'Università...
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Questo granchio vive solitamente lungo le coste atlantiche del continente americano. Specie molto ricercata ed apprezzata negli Stati Uniti per la bontà delle sue carni, è comparsa nel continente europeo agli inizi del ‘900 tra la Francia e il Mar Baltico. Nel Mediterraneo sembra che la sua presenza sia stata rilevata in Grecia già nel 1948 mentre in Italia negli anni Cinquanta, ma i suoi avvistamenti sono sempre stati rari.
Da allora, la presenza di questa specie si è sempre più consolidata e negli ultimi mesi inoltre sono state sempre più numerose le segnalazioni dei pescatori locali. Una delle principali cause del loro arrivo nel nostro mare, sta nelle acque di zavorra delle navi mercantili e delle petroliere. "Purtroppo il granchio blu - spiega Gianni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - è una specie invasiva in grado di predare attivamente pesci, molluschi e altri crostacei, oltre che arrecare danni agli attrezzi di pesca quando catturata. Una presenza che desta diverse preoccupazioni anche a Corfù, dove il granchio blu è stato osservato nelle zone costiere, estuari e lagune dell'isola".
Per affrontare il problema è stato firmato un protocollo fra la Regione greca delle Isole Ionie e l'Università del Salento, che vede impegnatoil team di ricercatori diretto dal professor Maurizio Pinna, da Stamatis Gini, Savina Gkioni e Felicità Tzafestas, studente di ittiologia presso l'Università di Tessaglia, che svolge la ricerca su granchi blu delle lagune di Corfù. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia