Aveva lasciato la Nigeria con il sogno di una vita migliore ma, dopo mesi di stenti in un viaggio della speranza che l'ha portata prima in Libia e poi su un barcone diretto in...
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Stando a quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile coordinati dalle pm di Bari Simona Filoni e Ldia Giorgio, all'inizio di marzo del 2017 in cinque hanno fatto irruzione all'interno di un modulo abitativo del Cara e, «facendo leva sulla forza intimidatrice derivante dalla comune appartenenza ad uno specifico gruppo etnico, - spiega la Polizia - i cui comportamenti ed attività sono spesso votati alla violenta sopraffazione ed al sopruso nei confronti dei connazionali», avrebbero dapprima bloccato la ragazza per poi costringerla, sotto la minaccia di un coltello, a subire un rapporto sessuale non consenziente. La vittima ha deciso di denunciare solo alcuni mesi più tardi, dopo aver subito ulteriori minacce e tentativi di abusi.
Agli inquirenti ha raccontato il suo viaggio della speranza dall'Africa e le minacce ricevute fin dal suo approdo sulle coste italiane da parte alcuni connazionali, non ancora identificati, che volevano costringerla a prostituirsi per di doversi per ripagare interamente il debito contratto per il viaggio, circa 20 mila euro. Sfuggita alle loro grinfie, ha raggiunto il Cara di Bari dove è cominciato un nuovo incubo, con minacce di morte e un episodio di pestaggio con schiaffi e pugni al volto conclusosi con la violenza sessuale da parte di colui che diceva di amarla, mentre gli altri quattro controllavano l'ingresso della camera per evitare che qualcuno entrasse. Questa vicenda rientra in una più ampia indagine della Procura di Bari, tuttora in corso nei confronti di altri migranti, relativa a furti, rapine, estorsioni ed intimidazioni sia all'interno che all'esterno del Cara da parte di quelle gang nigeriane.
L'indagine. Hanno negato la violenza sessuale di gruppo i quattro cittadini nigeriani arrestati dalla Polizia di Bari.
Le reazioni. «È inaccettabile che nei luoghi destinati all'accoglienza, come altrove, si registrino episodi di violenza sessuale. Anche per questo riteniamo che sia sempre più opportuno alzare il livello dei diritti garantiti all'interno delle strutture dell'accoglienza. Se si garantiscono i diritti delle persone, si garantisce anche la sicurezza». Così Giuseppe Brescia (M5S), presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. «Non dimentichiamo - aggiunge - che il piano nazionale antiviolenza fa esplicito riferimento anche alle donne richiedenti asilo e che servono dunque risposte conseguenti». «Le strutture d'accoglienza - conclude - devono essere case di vetro e luoghi di permanenza provvisoria. Ringrazio le forze dell'ordine per il loro impegno, chi sbaglia deve pagare». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia