Marino, la lettera segreta del Pd che boccia il sindaco

Marino, la lettera segreta del Pd che boccia il sindaco
Il piano B del Pd romano, nel caso in cui Ignazio Marino dovesse ritirare le sue dimissioni, è chiuso in un cassetto negli uffici del gruppo capitolino: una lettera, che alla...

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Il piano B del Pd romano, nel caso in cui Ignazio Marino dovesse ritirare le sue dimissioni, è chiuso in un cassetto negli uffici del gruppo capitolino: una lettera, che alla bisogna dovrebbe essere firmata da tutti i 19 consiglieri comunali dem, in cui vengono spiegati tutti i motivi per cui il principale partito del centrosinistra «non può più appoggiare il sindaco» e ritiene quindi «chiusa la consiliatura». Nel documento, che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe essere reso noto solo nel caso la situazione precipitasse, è scritto nero su bianco che la sfiducia al chirurgo dem non nasce dalle vicende di Mafia Capitale, «dove anzi si è marcata una netta discontinuità rispetto alla precedente amministrazione». E neppure dallo scontrini-gate, «a meno che la Procura non dovesse decidere di procedere nell'inchiesta per il reato di peculato». I democrat romani rimproverano invece all'inquilino del Campidoglio «troppi errori nella gestione della città» e quindi «capacità di governo non adeguate a un compito così difficile». Ma anche «un rapporto troppo spesso conflittuale tra giunta e consiglio» che, secondo il Pd, avrebbe reso «più difficile» amministrare la Capitale «in un momento storico caratterizzato da oggettive difficoltà, anche finanziarie» per Palazzo Senatorio.




LA STRATEGIA

I motivi del Pd romano verrebbero resi noti a tutti, probabilmente con una conferenza stampa, nel caso in cui la crisi capitolina dovesse approdare in consiglio comunale. In questo tipo di evenienza, ragionano negli ambienti dem, «non potremmo presentarci in aula Giulio Cesare allo scoperto, senza aver prima chiarito la nostra posizione di fronte alla città, altrimenti ci presteremmo al gioco al massacro dell'opposizione». Proprio l'ipotesi più temuta dal Partito democratico, che potrebbe trovarsi nella scomoda situazione di dover votare mozioni di sfiducia insieme al centrodestra, con il rischio di veder insorgere una base già in subbuglio per l'intera gestione della vicenda-Marino. La lettera servirebbe quindi a spiegare le ragioni dem e ad annunciare il voto contrario al sindaco ancor prima di mettere piede in assemblea capitolina.



LA SEDUTA


Dopo la richiesta presentata da 12 consiglieri di opposizione, intanto, si attendono decisioni sulla prossima convocazione dell'assemblea capitolina. «Ancora non ho convocato la capigruppo: lunedì sceglieremo il giorno migliore per farla - spiega Valeria Baglio, presidente dell'aula Giulio Cesare - La capigruppo deciderà se tenere il consiglio o meno». L'Aula, a norma di regolamento deve essere convocata entro 20 giorni, quindi anche dopo il fatidico 2 novembre: data in cui le dimissioni di Marino, qualora non venissero ritirate prima, diventerebbero definitive. La sensazione è che l'assemblea non sarà comunque convocata prima di quel giorno, «anche perché non avrebbe senso nemmeno per il sindaco presentarsi in aula da dimissionario», osserva un esponente della maggioranza. Il consiglio comunale su Marino si farà, quindi, solo in caso di ritiro delle dimissioni del chirurgo dem. Con esiti, a quel punto, imprevedibili.

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Quotidiano Di Puglia