«Viaggio su carrette dell'Est e spesso chi guida non ha la patente»

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Yvan Sagnet, tra i simboli della rivolta dei braccianti nel salento, oggi a capo dell'associazione No Cap, che si prefigge di aggredire le cause del caporalato e non solo i...

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Yvan Sagnet, tra i simboli della rivolta dei braccianti nel salento, oggi a capo dell'associazione No Cap, che si prefigge di aggredire le cause del caporalato e non solo i suoi effetti, commenta amaramente la tragedia foggiana. «Non si tratta di un'emergenza, è una situazione strutturale e quei morti si potevano evitare».

Due incidenti mortali a distanza di poche ore lungo lo stesso tratto stradale, 16 morti. Com'è possibile?
«La statale 16 è uno dei tratti più battuti dai braccianti, soprattutto durante la raccolta dei pomodori. Perché è la strada che porta i pomodori in Campania e permette di imboccare l'autostrada. Ma questa non è un'emergenza: è ciò che avviene ogni anno in cui denunciamo le condizioni di vita, di lavoro e di mobilità dei braccianti. Quei furgoni sono ferro morto, mezzi da quattro soldi in arrivo dai paesi dell'Est e spesso sprovvisti anche di documenti. Chi li guida a volte non ha neppure la patente. Questo è il risultato di un sistema marcio che si fonda sull'illegalità e sullo sfruttamento lavorativo».
Eppure è stata varata la Legge sul caporalato...
«Questa legge viene applicata solo nell'aspetto repressivo e ha portato a denunce, processi e arresti. Ma purtroppo non basta: bisogna attivare anche il programma di prevenzione compreso nella legge 199: la rete del lavoro agricolo di qualità che prevede vitto, alloggio e mezzi di viaggio adeguati a disposizione dei lavoratori. Questa parte della legge viene disattesa. Nei prossimi giorni faremo un esposto alla Procura di Foggia proprio su questi fatti».
Il trasporto resta storicamente cruciale nella questione agricola, il perno del ricatto lavorativo già ai tempi delle tabacchine.
«Esatto, il caporalato si fonda proprio sul trasporto: senza quei mezzi il caporale non potrebbe chiedere la tassa, la stessa che quasi certamente stavano pagando anche le vittime di questa tragedia. Le autorità sanno da dove partono i mezzi: dai ghetti per i lavoratori immigrati e dalle piazze del Salento e del Tarantino alle 3 di mattina le donne. Servono posti di blocco per sequestrare quei mezzi».
Foggia e il Salento sono legati a doppio filo nella produzione agricola. Da Nardò nacque la rivolta dei braccianti.

«A Nardò i lavoratori hanno fatto uno sciopero storico nel 2011 e hanno portato alla luce il sommerso del caporalato. Una legge e anche un processo per schiavitù. Ma permane una situazione di impunità in cui una parte del sistema produttivo continua a condizionare la politica e la risposta delle istituzioni. Le aziende si assumano le responsabilità. Non è normale che in quella zona ci siano ancora braccianti che lavorano in nero. Anche ora che è stata chiusa Boncuri e che esistono strutture migliori spesso aprono in ritardo e i lavoratori vivono accampati e non essendoci un servizio di trasporto pubblico, ci devono spiegare come fanno ad arrivare al lavoro». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia