Capitanata, la campagna del pomodoro chiude al ribasso: -3 milioni di quintali raccolti rispetto all'anno scorso

Una perdita netta di quasi 3 milioni di quintali rispetto al 2021: è negativo il bilancio di chiusura della campagna del pomodoro in provincia di Foggia. In Capitanata...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Una perdita netta di quasi 3 milioni di quintali rispetto al 2021: è negativo il bilancio di chiusura della campagna del pomodoro in provincia di Foggia. In Capitanata sono stati raccolti circa 12 milioni di quintali di prodotto, a fronte dei 14.782.000 del 2021. In decrescita anche le superfici coltivate: lo scorso anno, l'oro rosso ricoprì 17.140 ettari, nel 2022 si è scesi a 15mila (complessivamente, in Italia, 32.500 ettari).

Preoccupazione della Cia

Sono alcuni dei dati che commenta il presidente della Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Foggia, Angelo Miano, secondo il quale «il calo delle superfici coltivate e, di conseguenza, la minore produttività» sono «la diretta conseguenza delle politiche attuate dalla parte industriale». Per Miano «occorreva che le industrie conserviere arrivassero molto prima a riconoscere un prezzo remunerativo al pomodoro prodotto in provincia di Foggia». «Abbiamo penato per mesi - ricorda - prima di poter arrivare a un accordo sul prezzo del pomodoro da industria. Un'incertezza e uno stallo durati diverse settimane, tanto da convincere molti imprenditori agricoli a rompere gli indugi e a rinunciare a trapiantare». L'accordo fu raggiunto nei primi giorni di luglio, con un'intesa basata su 13 centesimi al chilo per il tondo, 14 centesimi al chilo per il lungo, e una maggiorazione pari al 30% per il biologico. «A fine campagna», spiega Miano, «il tondo ha raggiunto i 16 centesimi e il pelato ha toccato i 21 centesimi. Un'ulteriore dimostrazione di quanto poco assennate siano state le scelte della parte industriale, arroccata su quotazioni insufficienti anche a coprire i costi di produzione per le aziende agricole, ma poi costretta a subire le conseguenze delle sue stesse azioni con la riduzione delle superfici e la conseguente corsa all'accaparramento che hanno fatto schizzare i prezzi ben oltre le richieste iniziali del mondo agricolo».

Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia