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FOGGIA - Il Consiglio dei ministri ha deciso: le indagini svolte hanno evidenziato la presenza "di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata", per questo il Comune di Foggia va sciolto per infiltrazioni mafiose. Sulla base di queste valutazioni della commissione di accesso inviata dal Viminale nel capoluogo dauno il 9 marzo scorso, il Consiglio dei ministri ha sciolto il Comune di Foggia ed ha affidato ad una commissione straordinaria la gestione dell'ente.
La commissione
La commissione, secondo la proposta avanzata dal ministro Lamorgese al Cdm, sarà composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.
Le infiltrazioni
L'ente era già stato sciolto, in via ordinaria dal prefetto, dopo le dimissioni rassegnate dall'ex sindaco Franco Landella lo scorso 4 maggio e non revocate entro i 20 giorni dalla loro presentazione, anche perché il 21 maggio l'ex primo cittadino leghista era stato arrestato e posto ai domiciliari con l'accusa di tentata concussione, corruzione e rimesso in libertà dopo dieci giorni.
Parentele tra ammministrazione e clan
Tra gli episodi contestati anche frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte dei consiglieri comunali con esponenti locali della criminalità organizzata. Al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l'assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e l'assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.
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