Mercato, quando il "Sell in may" non funziona

Tratto dall’analisi di Hans-Jörg Naumer (Allianz Global Investors)

Mercato, quando il "Sell in may" non funziona
“Sell in may and go away”, vendi a maggio e scappa via. Ascolta: Elezioni europee e le priorità dell'Europa: si mobilitano gli investimenti...

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“Sell in may and go away”, vendi a maggio e scappa via.

L’adagio dei mercati non è sempre valido. Anzi. «Gli sviluppi sui mercati finanziari sono troppo complessi per essere inquadrati in semplici massime», dice Hans-Jörg Naumer di Allianz Global Investors. Di qui la conclusione: «Non c’è nulla di meglio della gestione attiva e c’è un motivo per cui molti preferiscono le soluzioni multi asset. Come sempre, "i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri"». 

Ma quest’anno è il caso o no di ridurre il peso dell’azionario? «Di norma maggio non è un mese facile», spiega Naumer. Basta dare uno sguardo al DAX. Tra il 1965 e la fine del 2023, a maggio i rendimenti sono stati in media negativi. «Tuttavia, seguendo il pensiero del filosofo Karl Popper, evito di affermare che qualcosa è inevitabile», dice l’esperto. In effetti l’MSCI Europe dipinge un quadro diverso. Dal 1970, nel mese di maggio l’indice segna una performance mediamente positiva. E tra il 1970 e la fine del 2023 il rendimento medio dell’MSCI World risulta nettamente positivo.
Dunque, a maggio, piuttosto che seguire ciecamente i vecchi mantra, serve prestare molta attenzione a certi fattori cruciali: la crescita e anche la geopolitica, seppure quasi impossibile da prevedere. Al momento, sembra esserci uno scenario Goldilocks, per l’esperto, in cui l’economia viaggia a una velocità tale da sostenere gli utili aziendali, ma senza esagerazioni. Quindi non c’è rischio di surriscaldamento e di incrementi eccessivi dei prezzi. E visto che un tale scenario dovrebbe sostenere ancora il mercato azionario, vendere a maggio appare davvero una decisione miope. Anche considerando che le azioni corrono i loro rischi in caso di revisione della traiettoria della politica monetaria (scenario di “no landing”) o in caso di indebolimento dei dati economici con prospettiva di recessione.

Le valutazioni del settore tecnologico Usa o del Nasdaq non sono eccessivamente elevate in base al rapporto prezzo/utili (P/E) di Shiller, che prende in considerazione gli utili aziendali rettificati per il ciclo. Tuttavia alcuni titoli, in particolare i “magnifici sette” – destinati a diventare presto i “fantastici quattro” – presentano multipli di valutazione molto più alti rispetto all’insieme del settore tecnologico. Quanto ai rendimenti delle obbligazioni governative Usa e dell’area euro, sostiene Naumer, «sono interessanti, a condizione che gli attesi tagli dei tassi si concretizzino. Tuttavia non possiamo escludere un ulteriore temporaneo incremento dei rendimenti», conclude l’esperto.

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Quotidiano Di Puglia