Domani o al massimo dopodomani. I primi due decreti attuativi del Jobs act, quelli relativi al contratto a tutele crescenti e alla nuova indennità di disoccupazione varati dal...
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Secondo indiscrezioni il ritardo nella presentazione dei testi in Parlamento è stato causato da un vero e proprio braccio di ferro tra Palazzo Chigi e la Ragioneria del Tesoro relativamente alle coperture finanziarie della Naspi (acronomimo che sta per “nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego”), ovvero l'assegno di disoccupazione per chi perde il lavoro.
LE COPERTURE
La Naspi dal primo maggio prossimo andrà a sostituire Aspi e mini-Aspi ampliando la platea dei beneficiari (saranno sufficienti come requisiti tredici settimane di contributi nei quattro anni precedenti la disoccupazione e 18 giornate di lavoro effettivo nell'ultimo anno). L'importo dell'indennizzo mensile potrà arrivare fino a 1.300 euro (è rapportato alla retribuzione media) mentre la durata dipenderà dai contributi, con un tetto di 24 mesi. Nella legge di Stabilità il governo - prevedendo un tasso disoccupazione del 12,5% nel 2015, del 12,1% nel 2016 e dell' 11,6% nel 2017 - ha stanziato risorse aggiuntive pari a 2,2 miliardi nel 2015, altrettanti nel 2016, e 2 miliardi nel 2017. Basteranno? A vedere gli ultimi dati sulla disoccupazione al top da sempre (13,4%) verrebbe da dire che no, è impossibile. Ma Renzi è ottimista: la ripresa seppur timida sta arrivando, le nuove norme sul lavoro aiuteranno, la disoccupazione diminuirà. Gli effetti - ne è convinto Taddei - si vedranno già nel secondo trimestre di quest'anno. Per cui non c'è bisogno di prevedere - come insiste la Ragioneria - «clausole di garanzia» che riducono le prestazioni (il decreto già prevede che la durata massima dell'indennizzo scenda a un anno e mezzo nel 2017).
I MAL DI PANCIA
Concluso il braccio di ferro con la Ragioneria, non è però detto che tutto sia risolto. Restano i molti mal di pancia sull'altro decreto, quello che modifica le norme sui licenziamenti per i nuovi assunti. A sorpresa il testo riguarda anche quelli collettivi. È vero, il parere delle commissioni è un passaggio indispensabile ma non vincolante. Ma per molti qui si tratta di un eccesso di delega. I sindacati sono in trincea. La minoranza Pd anche. E c'è chi già sta preparando ricorsi alla Consulta. Insomma la battaglia non è ancora finita. Pierluigi Bersani ne è sicuro: «Nelle prossime settimane sarà evidente che qualche correzione a queste norme è possibile».
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Quotidiano Di Puglia