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Inflazione, recessione, tassi ed elezioni.
Ormai da settimane il mercato mescola e rimescola questi ingredienti per rimisurare il rischio-Italia. Lo spread Btp-Bund, il termometro del rischio percepito nell’Eurozona intorno all’Italia, è salito di un colpo fino a superare quota 240 a fine luglio.
LA FIDUCIA
Del resto, un’analisi di come si è mosso lo spread negli ultimi anni fa ben comprendere come, almeno dal 2018, il mercato ha sempre richiesto un certo premio per l’acquisto del debito italiano, nonostante la collocazione del nostro Paese all’interno dell’area euro e dell’Unione non sia stata mai effettivamente messa in discussione dai vari governi. Né i dati giustificavano tanta speculazione. Insomma, lo spread non è legato solo ai fondamentali di un Paese (deficit, debito, Pil). Conta anche la percezione di affidabilità che ne ha il mercato. E quando questa percezione diventa negativa, ci vuole tempo per recuperare la fiducia, ovvero il “diritto” di ottenere interessi passivi ragionevoli. Il tema della percezione internazionale dell’Italia sarà centrale nei prossimi mesi, quando la Bce ridurrà gradualmente l’acquisto di titoli di Stato e se il rialzo dei tassi sarà davvero più accelerato del previsto. In questo contesto l’Italia occupa oggi la scomoda poltrona di “osservata speciale”. Deve cioè fare i conti anche con l’incertezza del quadro politico e i dubbi sulla capacità di mantenere la rotta della crescita. Certo, visto che i fondamentali del nostro Paese non sono in discussione, mettere in portafoglio un Btp a 10 anni intorno al 3,7%, può contribuire al rendimento di lungo termine del portafoglio. Ma la cautela nel bilanciamento degli investimenti rimane un faro da non perdere.
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