Clima pesante intorno al Dl sul lavoro. Dopo le modifiche in Commissione, il provvedimento approda oggi alla Camera accompagnato da forti polemiche. Oltre al no delle opposizioni...
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LE CRITICHE
Andrea Mazziotti di Scelta Civica ha rincarato la dose affermando che «gli emendamenti introducono vincoli burocratici e rischi di contenzioso per le imprese che andavano evitati». Al centro delle polemiche, in particolare, le modifiche che nei giorni scorsi hanno riguardato proprio l’apprendistato e il contratto a tempo determinato. In particolare su quest’ultimo dossier, la riforma disegnata da Renzi aumenta da 12 a 36 mesi la durata massima dei contratti a termine per cui il datore non è obbligato a giustificare la ragione per la quale non assume a tempo indeterminato. Ebbene, il testo originario consentiva otto proroghe contrattuali rispetto all’unica permessa dalla riforma Fornero, mentre la commissione Lavoro le ha ridotte a cinque. Così per l’apprendistato: la riforma Poletti autentica non prevedeva nessuna condizione di assunzione per il datore di lavoro che impiega un apprendista, così come cancellava l’obbligo del progetto formativo in forma scritta. Il nuovo testo introduce invece per le aziende oltre i 30 dipendenti l’obbligo di stabilizzazione del 20 percento degli apprendisti prima di poterne impiegare ulteriori. Per le donne in gravidanza con contratti a termine di almeno sei mesi, inoltre, viene stabilito che la maternità sarà conteggiata ai fini del diritto di precedenza in caso di assunzioni a tempo determinato o indeterminato nei 12 mesi successivi alla scadenza del contratto. Tuttavia si tratta di modifiche che, a giudizio di Poletti, non cambiano la sostanza delle cose. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia