Il suono di come eravamo: digitalizzata la musica composta dagli emigranti italiani negli Usa

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New York – Difficoltà di inserimento, conflitti familiari, fatica, razzismo, e soprattutto una grande nostalgia. Oggi vediamo decine di migliaia di disperati approdare sulle...

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New York – Difficoltà di inserimento, conflitti familiari, fatica, razzismo, e soprattutto una grande nostalgia. Oggi vediamo decine di migliaia di disperati approdare sulle nostre spiagge alla ricerca di una vita migliore e più sicura. Ma neanche un secolo fa, eravamo noi italiani a approdare su spiagge sconosciute, a cercare di ricostruirci una vita.




Quattro milioni di italiani arrivarono negli Usa fra il 1880 e il 1915, anno in cui lo scoppio della Prima Guerra Mondiale causò un temporaneo rallentamento del flusso migratorio. Molte delle loro voci, delle loro vicende, dei loro volti, sono andati perduti. Ma l’impegno di un’etnomusicologa siciliana garantisce che la loro musica, una delle più sincere e ricche forme di espressione che i nostri emigrati ebbero in quegli anni in terra d’America, non solo è stata protetta e catalogata, ma è stata digitalizzata e potrà quindi vivere, essere studiata e consultata.



L’autrice di questo spettacolare contributo alla storia della nostra emigrazione è l’etnomusicologa Giuliana Fugazzotto, che è venuta a Chicago per presentare il suo lavoro, “Ethnic Italian Records” , pubblicato dalla Documenta e già vincitore del Premio Etnographica bandito dalla Biblioteca di Sardegna. Nota specialista di informatica applicata all’etnomusicologia, la professoressa Fugazzotto ha lavorato nell’ambito del progetto europeo di recupero di materiale sonoro di valenza storica e antropologica. Anni di puntigliosa dedizione hanno prodotto la digitalizzazione di ben 5 mila brani musicali scritti da italiani emigrati negli Usa fra il 1900 e il 1930.



Erano quelli i primi anni di vita del disco, i famosi dischi di vinile a 78 giri. Le case discografiche divennero presto consapevoli del grande mercato che le comunità etniche rappresentavano e furono generose nel commissionare di tutto, dall’operetta alla musica da ballo. La professoressa Fugazzotto spiega che il repertorio musicale digitalizzato parla della vita degli nostril emigrati, delle loro difficoltà di inserimento nel nuovo mondo, dei conflitti che nacquero all'interno delle famiglie con le nuove generazioni di italo-americani, dei problemi politici in cui si trovarono coinvolti, delle diverse comunità di immigrati con cui dovettero confrontarsi, fino ai nostalgici ricordi della terra d'origine e al desiderio di ritornare in patria.



Di particolare interesse per il pubblico statunitense è la conferma che le registrazioni offrono dell’esistenza di un processo di contaminazione e fusione dei repertori tradizionali a contatto con la cultura anglofona degli Stati Uniti. Specialisti di musica americana dei primi decenni del 900 potranno constatare nella musica popolare Usa l’esistenza di echi della nostra musica etnica, spesso nell’utilizzazione di strumenti tipici italiani, come il mandolino, o nello stile di esecuzione ad esempio del clarinetto. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia