Anche per le ferrovie ricorrono i compleanni e la breve tratta Lecce-Zollino non fa differenza, anzi. E sono già 150 anni. Il 1° febbraio 1868 il primo treno...
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Quando nacque, l’affare delle ferrovie era l’affare del secolo. Nell’Ottocento costruire ferrovie significava per gli imprenditori scavare in una miniera d’oro, più semplicemente per le popolazioni che vedevano arrivare i binari essi costituivano una speranza di progresso. Imprenditori e popolazioni premevano per nuove costruzioni ferroviarie, ma i bilanci dei regni pre-unitari prima e del Regno d’Italia dopo, fiaccati dai conflitti a cavallo del Risorgimento, non consentivano grandi spese. A finanziare i progetti degli ingegneri italiani arrivarono quindi capitali dai privati e furono quasi ovunque capitali stranieri. Quelli che arrivarono per la Lecce-Zollino non fecero eccezione. La realizzazione della ferrovia adriatica da Bologna a Otranto fu intrapresa dalla Società per le Strade Ferrate Meridionali,che chiese e ottenne la concessione dallo Stato italiano. L’iniziativa fu del conte livornese Pietro Bastogi e di altri illustri possidenti italiani, ma i finanziamenti – pur sbandierati nella loro italianità – provennero occultamente dai fratelli francesi Pereire, che soffiarono l’affare ai più potenti banchieri Rothschild. Centinaia di chilometri di binari furono costruiti in appena quattro anni lungo l’Adriatico. Quando il treno arrivò a Lecce il 15 gennaio 1866 partirono subito i lavori per la prosecuzione: in un quadro di grandi speculazioni e polemiche, i cui riflessi offuscarono non poco l’immagine dello stesso Bastogi, un’impresa appaltatrice britannica subappaltò i lavori a un’altra impresa inglese che a propria volta li riassegnò all’impresa leccese della famiglia Coppola. I lavoratori avventizi furono tutti reclutati sul posto, mal pagati, ma sottratti per qualche anno alla miseria estrema. Nulla al confronto con le laute rendite e ricchezze lucrate dai costruttori. Sul territorio l’ipotesi di avere un collegamento diretto verso il resto d’Italia aveva creato innumerevoli aspettative nei tanti comuni leccesi: il progetto di tracciato subiva continui cambiamenti per via dei numerosi appetiti locali, spesso contrastati solo dagli interessi dei latifondisti che premevano invece per impedire il passaggio della ferrovia sulle proprie terre, se possibile spingendo i percorsi sulle terre dei concorrenti non adeguatamente protetti politicamente.
Tanti comuni peroravano con forza il vicino passaggio dei binari, di continuo delegazioni partivano per la Capitale per far sentire la voce delle rispettive comunità, i parlamentari locali si spendevano senza pausa per tutelare i collegi di riferimento.
Tante vicende del nostro passato sono passate su queste rotaie, tante battaglie delle popolazioni sono state condotte per avere questi binari; sangue, sudore e denari sono stati spesi per averli e per mantenerli in esercizio. Oggi abbiamo il dovere di ammodernare questa e altre infrastrutture simili rendendole idonee a soddisfare le sempre più evolute esigenze di trasporto. Superare la triste fase attuale delle linee FSE caratterizzata dalla limitazione di velocità a 50 km/h e dall’assenza del servizio nei giorni festivi è un assoluto imperativo, ancor di più quando si è alle porte di una nuova stagione estiva che preannuncia migliaia di turisti in arrivo con ovvi bisogni di mobilità. Senza dimenticare i tanti che quella ferrovia usano durante tutto l’anno chiedendo solo un servizio celere e al passo con i tempi.
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Quotidiano Di Puglia