La realtà elastica sui mezzi di trasporto impossibili di Cristante

La realtà elastica sui mezzi di trasporto impossibili di Cristante
Certe volte capita di pensare che le sperimentazioni letterarie siano già tutte accadute. Ad ogni livello di lingua e di forma, in ogni genere di comunicazione e di...

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Certe volte capita di pensare che le sperimentazioni letterarie siano già tutte accadute. Ad ogni livello di lingua e di forma, in ogni genere di comunicazione e di espressione, che sia narrativa, poetica, saggistica. C'è sempre un'avanguardia e una neoavanguardia che si oppongono ad un modello, che intendono dissacrare un canone, sconvolgere un assetto. Alcune sperimentazioni si risolvono in autoreferenzialità, in artificio, in formalismo; altre invece introducono elementi nuovi di carattere sostanziale. A quest'ultima sfera appartengono le narrazioni che Stefano Cristante propone con il titolo “Mezzi di trasporto da verificare”, edito in questi giorni da Milella.

Qualche sera fa, mentre me ne parlava, prima che io lo leggessi, Stefano Cristante si divertiva. Non è solito, anzi è abbastanza raro, che un autore si diverta parlando di quello che ha scritto. Ma Stefano Cristante si divertiva, esemplificando rapidamente alcuni mezzi di trasporto che aveva inventato e che sottoponeva alla verifica dei lettori. Mentre me ne parlava e si divertiva, io pensavo all’OuLiPo, Ouvroir de Littérature Potentielle, alle tecniche di scrittura vincolata, in particolare a Raymond Queneau e Georges Perec.
Cristante in qualche modo condivideva, o così almeno mi è sembrato. Poi, leggendo i racconti, mi sono convinto che andavano al di là dell'OuLiPo, in quanto, per molti aspetti, ne integravano la lezione con un potenziamento della sperimentazione concettuale.
Il lavoro di Cristante si fonda essenzialmente su una sperimentazione concettuale. Perché il procedimento narrativo agisce sul livello semantico producendo una modificazione della realtà. Una realtà modificata, a sua volta, produce un'altra realtà e quindi un doppio della realtà. Nelle narrazioni di Cristante, la realtà si presenta come una condizione elastica, dunque, possibile di spostamento e di movimento, autonoma, variabile. Forse si tratta di una rappresentazione dell'(in)possibile che diventa possibile proprio per un processo che si attiva all'interno della cosa stessa. L'alterazione del reale annulla le distinzioni. La forza immaginativa che si scarica sulla struttura della realtà, trasforma l'impossibilità in evidenza. Infatti, la condizione che contraddistingue queste narrazioni di Cristante è data dalla consistenza e dalla estrema precisione dei dettagli che inducono a confondere la descrizione dell'oggetto immaginato con l'oggetto reale. Per cui tutto diventa possibile, tutto può accadere.
In principio è l'immaginazione. L'immaginazione che osa, che azzarda, che non si accontenta di quello che fa ma immagina di poter fare oltre. Scrive Cristante a conclusione della nota di apertura: «Se ti sporgi un po' più dal tuo tracciato scopri anzi che l'azzardo, la vertigine, la nostalgia e l'ironia sono radici di un pensiero estremo che tiene in sé un buon 80% di quelli che il mondo nostro lo hanno spiegato a partire dall'immaginazione. Cioè tutti quelli che vale la pena di ricordare, mentre dai nostri mezzi di trasporto tradizionali sentiamo che qualcosa, nonostante arrivino talvolta abbastanza in orario, qualcosa proprio non funziona».
Allora l'immaginazione compensa, equilibra, mette a posto quello che non funziona.
Per questa ragione, il processo narrativo si concentra tanto sul com'è fatto l'oggetto, quanto e soprattutto sull'effetto determinato dalla manipolazione operata all'interno della logica e dell'ordine strutturale. Le invenzioni di Cristante sono incursioni nelle sfere del paradosso, esperimenti di problematizzazione che provocano esiti di straniamento. Si tratta di una sfida alla logica di quello che culturalmente non viene messo in discussione lanciata attraverso lo smontaggio e il rimontaggio dei concetti.
Mi pare che la faccenda che più d'ogni altra interessi Stefano Cristante sia quello di prospettare un'opera “aperta”, che consente una costante elaborazione delle proprie stratificazioni e delle proprie definizioni, una rimodulazione delle combinazioni, degli incastri e delle combinazioni.

A volte si ha l'impressione che le possibilità di sperimentazione si siano definitivamente esaurite. Poi invece si scopre che esistono ancora - e probabilmente esisteranno sempre - le possibilità di scombinare il già pensato, il già visto, l'assunto, l'assioma, la verità, quello che sembra non possa avere alternativa. Queste narrazioni di Cristante costituiscono la dimostrazione che una sperimentazione di tal genere sia ancora possibile. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia