La rivoluzione in mostra: "In_chiostri" e i cinquant'anni dalle contestazioni del '68

La rivoluzione in mostra: "In_chiostri" e i cinquant'anni dalle contestazioni del '68
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BRINDISI - Una rievocazione-riflessione senza mitizzazioni e al tempo stesso senza demonizzazioni è la proposta dell’edizione 2018 di “In_chiostri”, organizzata dall’associazione Diecieventotto–Manifesto per la cultura e dalla sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia col patrocinio del Comune di Brindisi. L’evento, che prende il via oggi a Brindisi, quest’anno intende approfondire la stagione del ‘68, a cinquant’anni esatti da una contestazione che non fu solo italiana, ma anche europea e mondiale. Una stagione di imprevedibili e inaspettate dinamiche socio-culturali che cambiarono alla radice i segni e le espressioni dei costumi, dell’economia, della comunicazione, della politica, delle arti, delle fedi, dell’organizzazione della vita quotidiana e sociale.

In Italia fu soprattutto l’anno degli studenti, che si ribellarono alla dimensione autoritaria di un sistema che si era trasformato, con un marcato processo di industrializzazione e con il “boom” che aveva modificato lo schema socio-economico del Paese. E proprio dai giovani partì la messa in discussione di tutti gli ambiti sociali e istituzionali: non solo la scuola e l’università, ma anche l’organizzazione produttiva nelle fabbriche, la struttura tradizionale della famiglia, e ancora la politica nel suo complesso fino addirittura al mondo ecclesiastico.
In Puglia, a terrorizzare l’inerzia gattopardesca di chi voleva cambiare ma solo affinché tutto restasse davvero come prima, pensarono gli studenti universitari di Bari e Lecce che occuparono i rispettivi atenei. Il Salento fu addirittura tra i primi in Italia a dare l’avvio ad una nuova stagione: il 24 gennaio 1968 fu occupata l’Università di Lecce, seguita poi dalle scuole superiori del territorio. I due atenei pugliesi diventarono il punto di riferimento della giovane generazione pugliese, che successivamente divenne classe dirigente: tra i leader dei movimenti universitari di Bari e Lecce, solo per fare un paio di esempi, c’erano il lucano Piero Di Siena, che divenne poi segretario regionale del Pci di Basilicata e senatore, e Pietro Mita di Ceglie Messapica, successivamente deputato e sindaco della sua città.
«A differenza dal maggio parigino e francese, che ebbe una rilevanza enorme, ma si concluse in poche settimane anche a causa della forte reazione gollista - afferma il sociologo Marco Boato, ospite all’Archivio di Stato per la mostra di materiali vari a stampa riferiti a quel periodo storico e donati da Emanuele Amoruso, e per la presentazione del suo volume “Il lungo sessantotto in Italia e nel mondo (Ets–La Scuola)” -, in Italia il movimento del ’68 non fu frutto di una esplosione improvvisa e subitanea, e va quindi analizzato tenendo conto di una serie di fattori: il passaggio dall’Università di élite all’Università di massa, le difficoltà del primo centrosinistra a metà degli anni ’60, le enormi trasformazioni socio-culturali ed anche ideologiche, la grande rilevanza dei processi all’interno del mondo cattolico, con l’inizio della crisi della “unità politica dei cattolici” e del collateralismo democristiano, il contesto della crisi internazionale con il ritorno della “guerra fredda” e la guerra nel Vietnam fino all’invasione sovietica della Cecoslovacchia per stroncare il “socialismo dal volto umano” di Dubcek e la “primavera di Praga”, il fortissimo processo di “modernizzazione” socio-culturale nei vari ambiti della società italiana». «Allo stesso modo - conclude Boato - va sottolineato l’emergere sulla scena delle prime generazioni giovanili che non hanno conosciuto l’esperienza della guerra, dopo due guerre mondiali che avevano segnato tutte le generazioni precedenti.

Nel calendario di “In_chiostri” ricco di appuntamenti, vanno segnalati l’incontro di martedì sulla “grande stagione” di rinnovamento della Chiesa Cattolica con il Concilio Ecumenico Vaticano II e le comunità di base, alla presenza dell’arcivescovo di Brindisi-Ostuni Domenico Caliandro, mentre domani è in programma una riflessione storico-politica sul lungo percorso di “democratizzazione” delle Forze Armate e su quanto accaduto durante e dopo gli anni ’70: assieme all’ex parlamentare Peppino Caldarola e a Ettore Catalano, ci sarà anche il questore di Brindisi Maurizio Masciopinto, a raccontare il punto di vista di chi secondo il movimento reazionario era “dall’altra parte della barricata”. Ma è un dibattito che si mantiene vivo anche a 50 anni di distanza, anche 50 anni dopo quel testo di Pier Paolo Pasolini, che all’indomani degli scontri di Valle Giulia si rivolse ai giovani per dire: “Quando ieri avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia