Ylenia, conferma choc: «Per l’assassino è lei». Parla lo sceriffo che conduce le indagini

Ylenia, conferma choc: «Per l’assassino è lei». Parla lo sceriffo che conduce le indagini
«Gli ho mostrato una ventina di foto, e lui ha scelto subito Ylenia, a colpo sicuro». È il verdetto del serial killer dalla “Happy face”, consegnato all'agente...

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«Gli ho mostrato una ventina di foto, e lui ha scelto subito Ylenia, a colpo sicuro». È il verdetto del serial killer dalla “Happy face”, consegnato all'agente speciale Dennis Haley, un esperto di “casi freddi” secondo il dipartimento di giustizia della Florida, l'investigatore che ora si sta occupando del caso di Ylenia Carrisi, figlia di Albano e Romina Power scomparsa 22 anni fa.








Haley, in una intervista, ha parlato degli accertamenti fatti e delle ragioni che lo hanno spinto a coinvolgere l'Interpol. Il mosaico di elementi racconti che combaciano alla perfezione. Un'inchiesta, quella su Keith Hunter Jesperson, otto omicidi sulle spalle e tre ergastoli da scontare, che sembrerebbe mancare solo di qualche particolare.



La prova del Dna è l'ultimo accertamento che serve per dare un nome ai resti di una donna chiamata Suzanne, trovati nel settembre del 1994 a Tampa, proprio in Florida. Laddove l'assassino disse di aver strangolato una delle sue vittime, la giovane bionda che stava facendo l'autostop e che chiedeva d'essere accompagnata in California o in Nevada.



Ylenia era sparita nel nulla il 31 dicembre 1993. Il 7 gennaio dell'anno successivo erano iniziate le ricerche. L'ultimo avvistamento a New Orleans. E una traccia secondo cui si sarebbe lasciata inghiottire dalle acque del fiume Mississippi per togliersi la vita.

Nei giorni scorsi ad Albano, a tutti i suoi famigliari, è stato prelevato un campione di saliva spedito poi ai Ris di Roma e quindi all'Interpol. Una volta giunto negli Usa e comparato con quello ricavato dal corpo della “Jane Doe” assassinata dal serial killer ci vorrà una ventina di giorni per ottenere un dato scientifico.



L'esistenza di una nuova pista che potrebbe risolvere dopo 22 anni il caso di Ylenia Maria Sole Carrisi è stata appresa da Albano con scetticismo. Ma per giungere a inviare i carabinieri in quel di Cellino San Marco, a monte, c'è una inchiesta circostanziata. L'investigatore di Palm Beach lo conferma.

«Dalle autorità della Louisiana (dove si trova New Orleans, ndr.) ho avuto pochissima se non zero collaborazione. Non mi hanno fornito alcun dettaglio sulle loro indagini del tempo. Quel nome sembrava perso negli archivi e c'era molta poca voglia di andare a guardare anche i faldoni dell'inchiesta. Non ero inoltre affatto sicuro che il Dna della famiglia Carrisi fosse nel database, anzi non c'era e a quel punto ho chiesto l'intervento dell'Interpol. Il profilo della ragazza disegnato da Paul Moodoy era vicinissimo alle vere foto di Ylenia e, vista anche la coincidenza del periodo della sua scomparsa, ho pensato che ci potesse essere un forte parallelo. Il test genetico avrebbe potuto chiarire se si trattava davvero della figlia di Al Bano e Romina Power scomparsa così tragicamente» ha raccontato.



«Abbiamo spedito la foto della ricostruzione in tutti gli Stati Uniti. Non conoscevo bene quel caso, abbiamo usato anche i social network per la diffusione e sono arrivate almeno una ventina di e-mail e decine di telefonate: sostenevano che quello poteva essere il volto della ragazza scomparsa a New Orleans in circostanze misteriose nel gennaio 1994. Facevano proprio il nome di Ylenia». Facebook, insomma. Strumento dell'epoca moderna. E poi il blog di una amica di Ylenia, consultato nel 2012.



Jesperson è ritenuto un reo confesso del tutto “attendibile”. Ha rivendicato tutti gli omicidi commessi con una lettera, in calce alla quale ha sempre disegnato uno smiley per cui si è guadagnato il soprannome di “Happy face killer”. Poi ha indirizzato gli investigatori sulla giusta strada. «E' un uomo che non ha nulla da perdere e che ama la visibilità», così lo descrive l'agente speciale Haley. Suzanne era il nome della ragazza uccisa. Suzanne si faceva chiamare Ylenia nel suo soggiorno americano. Tra venti immagini, l'ergastolano ha scelto quella della figlia di Albano e Romina, che oggi avrebbe 43 anni. Non resta ora che attendere la comparazione dei profili genetici. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia