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Una commissione dell'Unesco, nei giorni scorsi, è stata a Mesagne per valutare la candidatura dell'antica via Appia a patrimonio dell'umanità. Ha effettuato vari sopralluoghi, sia alla necropoli messapica urbana sia al museo. Infine, ha terminato il suo tour esplorativo a Muro Tenente dove ha fotografato, catalogato e constatato i resti di quello che si ritiene essere il tratto brindisino della Regina Viarum, che collegava Roma a Brindisi. La commissione, volutamente, non ha incontrato nessun amministratore poiché questo sarà materia del secondo step dei lavori. L'unica cosa certa è che gli esperti dell'Unesco sono rimasti piacevolmente colpiti dall'enorme patrimonio storico culturale presente nella cittadina messapica e la sinergia di lavoro esistente tra le due amministrazioni, Latiano e Mesagne, per la gestione del Parco archeologico.
La visita, estremamente riservata, della commissione dell'Unesco segue di pochi giorni quella del direttore del Parco archeologico dell'Antica Via Appia di Roma, Simone Quilici, responsabile del progetto di valorizzazione dell'antico tracciato viario che collegava Roma con Brindisi.
Fin dal 2006 la Via Appia Antica, la prima e più importante delle grandi strade costruite dai romani, si trova nella tentative list dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco) con lo scopo di entrare di diritto nel registro delle aree riconosciute come patrimonio dell'umanità. Oggi, la procedura per la candidatura della Via Appia Antica a patrimonio mondiale dell'Umanità entra nel vivo tanto che alcuni componenti dell'ufficio Unesco del Mibact, la commissione che gestisce le richieste di nuove candidature italiane per l'iscrizione dei siti nella lista del patrimonio mondiale, assieme ad alcuni funzionari della Soprintendenza di Lecce, hanno visitato Mesagne e, in particolare, il Parco archeologico di Muro Tenente accompagnati dall'archeologo Christian Napolitano.
L'antica arteria di collegamento tra Roma e Brindisi fu realizzata a partire dalla fine del IV secolo a.C., nel 312, per volere dal censore Appius Claudius Caecus, da cui prese il nome. I lavori per la costruzione della Via Appia Antica si conclusero in un momento non meglio precisabile del II secolo a.C., quando la Via completò il suo percorso raggiungendo Brindisi. Grazie alla Tabula Peutingeriana, un itinerario stradale del IV secolo d.C., sappiamo che la Via Appia, nel suo ultimo tratto, uscendo da Taranto si dirigeva verso una stazione di sosta nota come Mesochorum, in territorio di Grottaglie, attraversava il territorio attualmente amministrato da Francavilla Fontana, passava da Oria e continuava verso Brundisium dopo aver superato un'ultima stazione di sosta riportata con il nome di Scamnum, comunemente identificata con l'area archeologica di Muro Tenente, in territorio di Mesagne. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia