Sedicente veggente, una delle sorelle di Sveva ha chiesto di essere ascoltata dal pm

Sveva Cardinali
BRINDISI - Una delle sorelle dell’ex mistico diventato showgirl ha chiesto di essere ascoltata dal pm, in qualità di persona indagata. Addolorata Catanzaro intende...

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BRINDISI - Una delle sorelle dell’ex mistico diventato showgirl ha chiesto di essere ascoltata dal pm, in qualità di persona indagata. Addolorata Catanzaro intende chiarire la propria posizione, rispondere alle domande per fornire tutti i chiarimenti sulle accuse che le vengono mosse, e cioè di aver partecipato al disegno della sua congiunta, Paola, una sedicente “veggente”, che avrebbe truffato una serie di persone per lunghi periodi di tempo. L’interrogatorio, che sarà fissato dal pm Luca Miceli, avverrà alla presenza del difensore della donna, Giancarlo Camassa.

A Catanzaro (che si trova in carcere), al marito Francesco Rizzo (arrestato ai domiciliari), e ad altre sette persone, Giuseppe Conte, Addolorata Catanzaro, Stefania Casciaro, Anna Casciaro, Lucia Borrelli, Anna Picoco e Giuseppa Catanzaro è stato notificato nei giorni scorsi un avviso di conclusione delle indagini preliminari.
I reati contestati sono l’associazione per delinquere, nell’ambito del quale a Paola Catanzaro (già Paolo, alias “il mistico” o Sveva Cardinale) viene dato ruolo di promotore, capo e organizzatore del sodalizio con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle vittime. Poi c’è la truffa, che avrebbe consentito a Paola di incassare “grosse somme di denaro”, almeno 4 milioni di euro in totale, per evitare disgrazie varie o per finanziare “la diffusione del messaggio evangelico”. In questo contesto si inquadrano il progetto delle croci che sarebbe dovuto consistere, afferma il pm, nella “realizzazione e diffusione nel modo di croci”.
A “Sveva”, nome d’arte viene anche contestata l’evasione fiscale: non avrebbe dichiarato elementi attivi di reddito per complessivi 200mila euro, evadendo così le imposte dirette per circa 80mila euro. Insieme al marito avrebbe poi compiuto azioni tali da “rendere in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva su una polizza di importo di 44mila euro”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia