Pochi soldi per la festa e una tassa sulla banda: bufera sulla festa patronale. Gelo fra sindaco e parroco

Pochi soldi per la festa e una tassa sulla banda: bufera sulla festa patronale. Gelo fra sindaco e parroco
Da una parte il Comune, dall’altra la Chiesa. O, per meglio dire, la parrocchia. Fa molto “Don Camillo e Peppone” ciò che sta caratterizzando in questi...

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Da una parte il Comune, dall’altra la Chiesa. O, per meglio dire, la parrocchia. Fa molto “Don Camillo e Peppone” ciò che sta caratterizzando in questi giorni Erchie, in provincia di Brindisi e che si appresta a celebrare, nei prossimi 4 e 5 giugno, la sua santa patrona Irene, senza dimenticare ovviamente la protettrice Lucia. Da che mondo è mondo e da che Erchie è Erchie, l’occasione di una grande festa popolare tra fede e gioia extra-religiosa. Quest’anno, però, il Comitato organizzatore dei festeggiamenti, presieduto dal parroco dell’Unità pastorale ercolana, don Pietro Oronzo Cinieri, sarà un po’ più “solo” del solito, quantomeno per ciò che concerne gli aspetti economico-finanziari.

Il casus belli

Il Comune, infatti, nei mesi scorsi aveva accennato a un possibile sostanzioso contributo di circa 10mila euro per contribuire all’organizzazione. Poi, non si sa perché, quel contributo è sceso a circa 3mila euro. Il Comitato e la stessa parrocchia ci stanno pensando, ma non è escluso che alla fine rinuncino all’aiuto comunale, ritenuto - anche da fedeli e cittadini - particolarmente esiguo, quasi offensivo. Vi è però di più: come da nuovo regolamento locale, è stata imposta una Tosap (Tassa per l’occupazione del suolo pubblico) pari a quasi mille euro, per la precisione 970. Cosa andrà a coprire quella Tosap? Semplice: il suolo pubblico occupato nientemeno che dalla cassarmonica che ospiterà i tradizionali concerti bandistici che qui al Sud accompagnano e allietano da sempre le feste patronali. Qualcosa di legittimo ma che ha fatto storcere il naso a più di qualcuno, compresi i rappresentanti dell’opposizione all’amministrazione guidata dal sindaco Pasquale Nicolì. Qualcuno, con espressione semplice ma che rende l’idea, ha commentato: «Sono capaci pure di chiedere i soldi a Sant’Irene». 

Lo scontro


Un fatto insolito, sia nel contributo ridotto, sia nella richiesta del corrispettivo - per quanto anch’esso ridotto - per l’occupazione del suolo pubblico, che probabilmente non trova precedenti nella storia di questa piccola comunità del Brindisino da sempre molto legata alle proprie tradizioni e che, perciò, da qualche anno a questa parte si è affacciata al panorama del turismo religioso. L’ha fatto, per esempio, quando si è gemellata con Siracusa e quando in diverse occasioni - negli anni delle amministrazioni del sindaco Giuseppe Margheriti - ha accompagnato le reliquie di Santa Lucia e della stessa Santa Irene a feste di popolo interamente finanziate dal Comune. Si sa che organizzare le feste patronali richiede intanto devozione, ma poi anche impegno, profusione di energie fisiche e di risorse per così dire venali, di liquidità spicciola e neppure tanto spicciola: se ne vanno migliaia di euro, ma se arrivano i risultati - in termini di presenze, tanto religiose quanto laiche - in fondo, tutto è ben speso. Non fa eccezione la ricorrenza in onore di Sant’Irene di questo 2022 che segna il ritorno a una normalità, anche per quanto concerne le occasioni religiose, mancata per ben due anni a causa delle restrizioni pandemiche. C’è ancora tempo per mettere una toppa a questa situazione che odora tanto d’incidente diplomatico. Intanto, stando così le cose, il parallelismo con Don Camillo e il suo “amico-avversario” Peppone, sembra più che mai attuale. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia