La salma di Gianfranco Fumarola di anni 43, agente di Polizia Penitenziaria in servizio a Taranto, è arrivata a Cisternino nella tarda mattinata di ieri. Tanta la...
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Gianfranco Fumarola è morto travolto dalle acque del torrente Raganello nel Pollino dopo aver messo al sicuro i suoi due figli. Un papà-eroe. Quella che doveva essere una giornata di festa all'aria aperta per tutta la famiglia si è tramutata in una tragedia che va oltre i confini locali e regionali. Una tragedia in un'Italia che da qualche giorno versa lacrime da Nord a Sud. E con Gianfranco da contare altri nove morti tutti travolti dalla forza immane di un destino crudele che non guarda in faccia a nessuno.
Nella chiesa di San Quirico da ieri sfilano i cistranesi per l'ultimo saluto Gianfranco: un lievo tocco di mano sulla bara, quasi una carezza, e il saluto mesto e doloroso all'indirizzo dei familiari. Tutto in silenzio.
«Figghjj bbuono» è il lamento urlato da mamma Giulia alla vista della bara, un grido antico e sacro che appartiene alla liturgia delle donne del Sud colpite nel bene più grande e più intimo: quello della morte di un figlio. Gianfranco «un uomo, padre, marito che ha seminato amore incondizionato attorno a sè... E così che ti lasciamo volare su nel cielo dove potrai vegliare su di noi» ha scritto sul manifesto di lutto la sua famiglia. Un lutto che ha toccato il cuore di tutti, soprattutto quello dei suoi colleghi della Casa Circondariale di Taranto. «Le persone come Gianfranco non muoiono per sempre - ha scritto il Sappe (sindacato autonomo Polizia Penitenziaria) - si allontanano soltanto. Siamo sicuri che dovunque si trovi continuerà a prendersi cura con amore e dedizione della sua adorata famiglia. A noi rimane il ricordo di un uomo onesto, giusto, generoso, altruista, sempre sorridente che ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia