La maggior parte di loro, delle vittime che hanno avuto la forza di chiedere aiuto, è di nazionalità italiana e ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni....
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Vogliono essere ascoltate le donne, vogliono qualcuno a cui poter raccontare ciò che subiscono. Chiedono assistenza legale, psicologica, un alloggio nel quale poter vivere lontano da mostro. E, soprattutto, una buona metà di loro, delle vittime, decide di presentare formale denuncia alle forze dell’ordine, soprattutto se appena curate dai medici del pronto soccorso. «Macché raptus, quale follia? Per quale motivo si continua a concedere falsi alibi a uomini che picchiano, stuprano, strangolano, accoltellano le donne, quando non hanno una pistola a portata di mano? Troppo comodo parlare di raptus. La nostra esperienza ci dice che è esattamente il contrario. Gli uomini violenti, che rivendicano il controllo totale sulle loro compagne o ex compagne di vita, hanno sempre un passato sul quale indagare. E’ un continuo di aggressioni verbali e fisiche, spesso denunciate e non prese in considerazione. Un’escalation di violenza che può portare all’omicidio», dichiara Lia Caprera, responsabile del Centro Antiviolenza. «Il dato positivo rispetto agli anni precedenti è l’aumento delle denunce».
«Quelle vite vissute nell’inferno portano a conseguenze gravi sulle vittime donne», spiega Emanuela Coppola, psicologa del Centro Antiviolenza. «Parliamo di stress estremo, di disturbi del sonno, di disturbi dell’alimentazione, di perdita di capelli perché spesso non c’è solo la paura per se stesse, la consapevolezza di una vulnerabilità, ma anche la preoccupazione per i figli. Abbiamo rilevato che i figli di 13 donne hanno assistito alle violenze familiari». E ancora: «La violenza psicologica è una forma più subdola e sottile, più difficile da riconoscere,incide sul benessere emotivo della vittima e si caratterizza per atti lesivi della libertà e dell’identità. Consiste in comportamenti, azioni e parole che minano e mettono in pericolo l’autostima, come insulti, controllo, minacce, isolamento, minaccia di morte o di suicidio. La violenza psicologica inoltre è fatta di ricatti, pressione psicologica a mezzo di danneggiamenti di oggetti o sevizie sino all’uccisione di animali domestici. Alcune di queste donne mostrano di non riconoscere questi comportamenti come violenti, tendono a sminuirli. Se gli aggressori sono ex che non vogliono accettare l’abbandono, le donne hanno paura ad uscire di casa. Si assentano persino da facebook, rinunciano alla vita sociale, sia reale che virtuale, si isolano”. Altra conferma: molte donne continuano a vivere o a sopravvivere nell’umiliazione e nel pericolo. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia