Il 7 giugno 2018 assalirono la gioielleria Sarni Oro del centro commerciale La Mongolfiera di Bari con tute e mazze ferrate, portandosi dietro un bottino di preziosi pari a quasi...
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Taurisano, Piliego e Iaia furono arrestati il 4 febbraio scorso. Nei loro confronti, infatti, c'erano gravi indizi di colpevolezza per quanto accaduto otto mesi prima, ovvero un assalto a martellate per infrangere le vetrine di una gioielleria. Tra questi, il Dna (fornito da guanti e passamontagna sui quali gli investigatori hanno isolato tracce di sudore) e le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza presenti nel negozio rapinato.
Dinanzi al giudice di Brindisi, per rogatoria dopo essere stati rinchiusi nel carcere di via Appia, decisero di avvalersi della facoltà di non rispondere, anche se Taurisano e Iaia, difesi dai loro avvocati, rilasciarono alcune dichiarazioni spontanee. Ammettendo gli addebiti, precisarono di non sapere dove era finito il bottino, abbandonato dopo la fuga in una zona di campagna, nei pressi del comune di Cellamare, fra Triggiano e Casamassima.
Il giorno della rapina, sulla strada statale 100, i carabinieri trovarono diversi gioielli marchiati Sarni Oro dopo aver recuperato l'auto rimasta in panne (una Giulietta Alfa Romeo, risultata rubata a Brindisi il 2 maggio 2018), forse a causa di un guasto al motore. Qui, intorno alle 15, la banda (formata da quattro giovani) avevano chiesto un passaggio a pensionato di Cellamare che viveva da quelle parti, il quale, non fidandosi di quel gruppo, aveva informato dell'accaduto carabinieri del posto.
Senza l'auto, il quartetto cercò quindi di proseguire a piedi, raggiungendo la fermata di un autobus. Quando arrivarono i carabinieri, già in allerta per la rapina avvenuta circa un'ora prima presso il centro commerciale La Mongolfiera, uno dei quattro brindisini riuscì a salire su un bus, mentre gli altri tre furono fermati dai carabinieri e sottoposti a perquisizione: «Siamo venuti nel Barese per conoscere delle ragazze contattate su internet», fu quel giorno la loro risposta. I tre, alla fine, riuscirono comunque a rientrare a Brindisi.
Recuperata la Giulietta Alfa Romeo, nell'abitacolo i carabinieri trovarono importanti tracce su un cappello, un paio di guanti e una manica di un maglioncino, forato all'altezza degli occhi e della bocca e usato come passamontagna. Sul posto furono trovati inoltre diversi gioielli, tra cui un anello con la targhetta Sarni Oro. Ma la parte più consistente di quel bottino (pari a 59.268 euro) è sparita nel nulla. Nelle mani dei militari finì anche un telefonino cellulare, intestato a un uomo di nazionalità straniera: furono i tabulati a indicare una serie di contatti con una utenza in arrivo e in partenza proprio la mattina della rapina, con aggancio delle celle che coprono il tratto Brindisi-Bari. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia